MILANO – Schermi touch e ricette personalizzabili. E poi riconoscimento facciale, prenotazione via web, manutenzione effettuata dialogando su cloud, pagamenti smart.
Monetina e pulsante appartengono ormai al passato, perché il settore della distribuzione automatica ha ormai virato con decisione verso le nuove tecnologie, cambiando pelle per aggiungere dosi crescenti di “intelligenza” all’interno delle macchine, aprendo così lo spazio per nuovi segmenti di mercato.
Comparto, quello dei costruttori di distributori automatici, in cui l’Italia vanta una leadership riconosciuta, un made in Italy della meccatronica costruito attorno a robusti reparti di ricerca che vale oltre mezzo miliardo di euro, business per il 70% generato grazie all’export.
Settore che si è consolidato negli anni anche grazie ad un mercato interno particolarmente ricettivo, che vede oggi un “parco” installato di 800mila macchine, tra uffici, pubbliche amministrazioni, scuole e ospedali.
Un primato europeo (la Francia ne ha 590mila, la Germania 545 mila) che consente di sviluppare un giro d’affari rilevante, con il “vending” in grado di arrivare a 3,4 miliardi di euro di ricavi tra snack e sostitutivi del pane, bevande calde e bibite di ogni genere.
Alimenti erogati oggi però in modalità completamente nuove, sfruttando le potenzialità della digitalizzazione per modificare in parallelo prodotti e processi.
«Le vending machine – spiega Piero Lazzari, presidente di Confida, l’associazione che rappresenta la filiera della distribuzione automatica –rappresentano una delle più attuali applicazioni dell’Internet of Things.
Le nuove tecnologie consentono una diversificazione e una più efficace gestione dei distributori automatici rispondendo alle diverse esigenze del consumatore.
Da evidenziare che le industrie di produzione italiane sono leader sui mercati internazionali e che queste tecnologie rappresentano un esempio pratico di applicazioni dell’Industria 4.0 italiana da esportazione».
Un esempio è la bergamasca N&W, leader nazionale ed europeo, con cinque stabilimenti e oltre 1000 addetti in Italia, impegnata nello sviluppo di nuovi prodotti. «L’area ricerca – spiega il direttore per il Sud Europa Francesco Frova – occupa 110 addetti ed è cruciale per la nostra crescita: sviluppiamo nuove soluzioni meccaniche ma anche tecnologie brevettabili, grazie alle quali riusciamo a vendere in oltre 90 paesi».
Gli sviluppi riguardano ad esempio la messa in rete delle macchine, in modo da poter intervenire per via remota modificando parametri o risolvendo anomalie; oppure l’evoluzione “touch” degli schermi, con la possibilità per l’utente di personalizzare in svariati modi le proprie scelte.
Percorsi innovativi seguiti anche da un’altra azienda bergamasca, Bianchi Industry, che vede i propri ricavi lievitare a doppia cifra proprio grazie alle soluzioni hi-tech.
«Dai 50 milioni del 2014 – spiega il presidente Massimo Trapletti – arriveremo ad oltre 80 quest’anno e in parallelo nel corso del tempo sono lievitati di 70 unità anche gli addetti. È una crescita legata in particolare al lancio di nuove famiglie di prodotto».
Tra le novità, un piccolo supermercato mobile da sei metri quadri con 350 referenze prenotabili anche via web, o ancora la personalizzazione totale dell’offerta attraverso un’interfaccia touch che permette scelte sempre più “fini” per quantità, miscele, aromi, tipi di bicchieri, eventuali coperchi da asporto.
Per la vicentina Fas International, 30 milioni di ricavi e 150 addetti, l’innovazione allarga il business anche al settore delle mense. «Attraverso il badge – spiega l’imprenditore Luca Adriani – è possibile prenotare il piatto che successivamente verrà preparato all’esterno e portato nel contenitore refrigerato.
In questo modo l’erogatore diventa un possibile sostituto della mensa aziendale, con possibilità di selezione molto ampie».
Per l’azienda, che vede una ventina di persone impegnate nell’area progettazione, l’export vale il 60% dei ricavi (cresciuti del 60% negli ultimi tre anni), con una prevalenza di vendite in Europa: i tassi di crescita fanno prevedere nel 2017 l’ingresso di nuovi addetti, tra cui un designer industriale.
Altra azienda storica è la varesina Reha vendors, partita negli anni ’60 dagli erogatori di chewing-gum (quelli da dieci lire e arrivata a produrre impianti tecnologici che consentono persino il riconoscimento facciale dell’utente. Un gruppo tedesco ha acquistato queste macchine per le proprie fiere, erogando caffè gratis all’utente che mostra un sorriso.
«L’innovazione fa parte del nostro Dna – spiega il presidente Carlo Majer – fin da quando mio padre, in un viaggio finanziato con i fondi del Piano Marshall, aveva conosciuto negli anni ’50 il vending statunitense». L’azienda, 110 milioni e quasi 400 addetti, è fortemente proiettata sui mercati internazionali, con un export in 98 paesi che vale il 97% dei ricavi.
«La digitalizzazione – aggiunge – apre la strada a scenari infiniti, consentendo ad esempio un “fine tuning” di tutte le variabili: macinatura, estrazione, qualità dell’acqua e temperature». Che ora, anche all’interno della stessa bevanda, si possono differenziare a piacere.
Monetina e pulsante sono davvero solo un ricordo.
Luca Orlando