ROMA – Si può prendere un cono o coppetta e correr via, ma soprattutto scegliere di fermarsi nel salotto, sì, un vero salotto: tavolini in legno e sedie-poltrone, un lungo divano di pelle bordeaux appoggiato alla parete con pietre in rilievo (con tanto di camino “all’americana”).
Non c’è servizio al tavolo, ma la sala, con vista sul laboratorio è pronta ad accogliere coppie e famiglie. Perché La Giudecca di via Britannia 74, proprio a un passo da piazzale Tuscolo, a Roma, nasce nelle intenzioni del titolare Massimiliano Farabbi come nuovo modo per intendere lo spazio dedicato al dolce più amato dai bambini (di tutte le età).
La scelta è creare un format di gelateria da vivere durante tutto l’arco della giornata: dal caffè della mattina – da accompagnare con brioches, ottime cheesecake e soprattutto cannoli da riempire al momento – alla coppetta del dopocena. E poi spazio a frullati e centrifugati di frutta e verdura per una pausa light o un’alternativa quando si portano i figli a mangiare il gelato.
Ma soprattutto una gelateria dove mangiare un cono al tavolo, conversando, lasciando che il tempo passi. Un luogo per rilassarsi, dove il gelato si sostituisce all’aperitivo, al cocktail, al piatto freddo. Diventa conviviale e non “da corsa”.
Va da se che l’idea può aver successo se poi nelle carapine (non gelato esposto ma celato nei pozzetti) c’è qualità. E i gusti convincono, sia per quanto riguarda la cura della materia prima che per l’esecuzione.
Il pistacchio di Sicilia, vanto del gelatiere, è cremoso e “vero” (nessun colore aiutato, per intenderci), ma è superato in struttura e sapore dalla crema pasticcera: fine, con il tuorlo che si sente – come è giusto che sia – ma con delicatezza, senza lasciare sgradevoli retrogusti, merito del perfetto equilibrio tra il grado zuccherino, il tocco di vaniglia e l’aroma dello zeste di limone (in fondo si mette di solito una scorza nella preparazione casalinga).
Sullo stesso stile il gusto zabaione al Marsala, il cioccolato belga (sia quello al latte che il ‘dark’) e tutte le creme, ben vellutate e corpose: in primis il fiordilatte, in realtà una doppia panna che chiudi gli occhi e ti vengono in mente le Galatine… Chi le ricorda?
Anche sul versante frutta gli assaggi superano la prova a pieni voti, dalla fragola Senga Sengana al limone di Sicilia al mango Mà Muang.
Per chi non rinuncia alla panna montata, c’è anche alla nocciola e allo zabaione. Poi volendo, prima di essere sormontato dal gelato, il cono può essere “foderato” all’interno con il cioccolato che esce da piccoli goduriosi rubinetti che danno cioccolato fuso, al latte, fondente o bianco.
“La Giudecca – spiega Farabbi, imprenditore milanese convertito all’amore per il gelato e la pasticceria – è la zona di Venezia dei miei ricordi di vacanze da bambino, ma soprattutto spero diventerà un marchio riconoscibile di gelato artigianale nel mondo. L’idea è infatti creare un format da esportare”. Intanto nei prossimi mesi ha in cantiere altre aperture su Roma.
Eleonora Cozzella