PADOVA – Ad alcuni ricorda ricorda l’effervescenza di Berlino, ad altri un frammento di Parigi o un’emozione provata a Londra. Altri rivedono New York. Flashback differenti, che si ritrovano a Padova, in una nuova e curiosa libreria-caffetteria.
Si trova via Beato Pellegrino 37, ha i volti di Erica Guzzo e Michela Mancarella, amiche da oltre vent’anni con la passione per la lettura e si chiama “Il mondo che non vedo”, un rimando a Fernando Pessoa.
Porta con sé un’idea nuova e avvolgente come il clima che si respira mettendoci piede dentro: Michela è alle prese con il bar, Erica sistema libri, mentre sullo sfondo una ragazza legge in silenzio e altri chiacchierano.
«Nessuna delle due ha mai avuto esperienze imprenditoriali – racconta Erica – È stata una mossa coraggiosa, ma noi lo siamo per natura e ci piaceva l’idea di una libreria-caffetteria per ricreare un punto non solo dove acquistare un libro, ma anche per fermarsi a bere un tè o un caffè».
Lo chiamano affettuosamente un “angolo-coccola”, un punto di ritrovo per studiare, per stare assieme e confrontarsi o semplicemente per sfogliare riviste, magari portando un proprio libro. Senza vincoli.
La libreria ha tre mesi di vita e coniuga testi universitari al supporto dell’editoria indipendente: «È una doppia sfida – spiega Michela – ma così si instaura un rapporto più umano sia con le case editrici, dandogli sostegno e visibilità, sia con i clienti.
Possiamo dare consigli, trasferire il nostro amore per un libro, creando così un circolo virtuoso dove il cliente può anche suggerirci un’editore che ancora non conosciamo».
Un’empatia che può trasmette una libreria indipendente, polo culturale nel quale poter esprimere l’arte a 360°: “Il mondo che non vedo”, infatti, è stato pensato anche come spazio per presentazioni di letture in sinergia con l’università, reading di poesia, momenti musicali e tanto altro.
Una virtù, ma anche una necessità per rimanere a galla in un contesto dove bisogna sgomitare per resistere alle catene commerciali: per questo, le ragazze vorrebbero collaborare con associazioni o con altre librerie padovane, creare uno zoccolo duro per potersi unire, pur mantenendo identità peculiari.
Magari, riacquistando la fiducia del lettore, che in Italia si sta smarrendo sempre di più: «Noi, libraie indipendenti – conclude Erica – sentiamo un’urgenza, quella di riportare il mondo del libro in una dimensione più consona: le persone, per approcciarsi alla lettura, devono entrare in posto meno “non-luogo” e meno dispersivo».
Un “angolo-coccola”, per l’appunto.
Giovanni Sgobba