BELLUNO – Il parlamentare Federico D’Incà (M5S) ha illustrato venerdì scorso a Belluno alla stampa locale e non solo, la proposta di legge da lui recentemente presentata con lo scopo di introdurre la denominazione di “gelato artigianale di tradizione italiana”.
Il testo del provvedimento, messo a punto con la collaborazione di alcuni esperti del settore, come Loris Molin Pradel, già presidente nazionale dei gelatieri di Confartigianato, è completato da un disciplinare tecnico che fissa nel dettaglio gli ingredienti primari e secondari impiegati, il procedimento di produzione e le caratteristiche di massima del prodotto finito.
Il parlamentare bellunese, dopo aver ricordato gli obiettivi del provvedimento, che punta a “garantire e tutelare la valorizzazione e la diffusione di un prodotto tipico e di alta qualità della tradizione alimentare italiana; promuoverne la commercializzazione e assicurare la tutela del consumatore contro eventuali abusi”, ha sottolineato come sia significativo che questa idea sia partita da Belluno, terra di origine di migliaia di gelatieri i quali, come noto, hanno dato un rilevante contributo allo sviluppo del settore.
Per quanto riguarda gli aspetti operativi è poi intervenuto, Loris Molin Pradel, il quale ha spiegato come la proposta non configuri nessun obbligo né si ponga contro qualcuno. Si è cercato, nella maniera più semplice e obiettiva possibile, di tracciare le caratteristiche che dovrebbe avere un gelato che si desideri venga denominato “artigianale di tradizione italiana”.
In effetti, il testo si pone complessivamente in chiave propositiva, senza esclusioni specifiche o elencare cose che non si possono fare.
Ad esempio, nella preparazione del “gelato artigianale di tradizione italiana” viene evidenziato come il gelatiere prepari la miscela con materie prime di qualità, scelte direttamente e successivamente composte secondo la propria creatività.
L’artigiano esegue tutto il processo di elaborazione (dalla preparazione delle miscele alla mantecazione). Il “gelato artigianale di tradizione italiana” deve essere mantecato secondo un procedimento discontinuo, intervenendo perciò manualmente nel processo produttivo.
Non è ammessa l’insufflazione di aria compressa né di altra sostanza destinata ad incrementare artificialmente il volume del prodotto.
Le gelaterie che si atterranno alle procedure indicate nel testo potranno avvalersi del marchio di riconoscimento del “gelato artigianale di tradizione italiana».
Per chi abusa del marchio si configura invece un reato alimentare di tipo amministrativo ed è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da un minimo di euro 250 ad un massimo di euro 10.000.
In conclusione dell’incontro, l’On. Federico D’Incà, ha anche tracciato con obiettività le tappe di un ragionevole iter che la proposta potrebbe seguire e, nel caso di chiusura anticipata della legislatura, c’è anche l’impegno a ripresentare (o far ripresentare) la proposta in quella successiva.