BOLOGNA – Esaurita per il momento la parentesi calcistica nella vita sportiva di Massimo Zanetti, c’è spazio per altre realtà importanti che comunque lo hanno portato a riavvicinarsi notevolmente alla realtà bolognese.
Uno dei temi più importanti è sicuramente il destino della Virtus: “Si tratta probabilmente di una delle società più note d’Europa – spiega il magnate del caffè – era in un momento di difficoltà e siamo entrati in Fondazione.
Mai avrei pensato di cadere in A2 quindi in estate siamo diventati sponsor ed ora stiamo portando avanti due progetti paralleli: provare a tornare A1 prima possibile ma anche strutturare la società nel modo giusto.
Nei prossimi giorni sottoscriveremo un aumento di capitale che porterà il nostro investimento ad un totale di 1,5 milioni di euro con una quota del 40% ma voglio che rimanga la struttura societaria esistente a partire dal mio amico presidente Alberto Bucci, grande conoscitore di basket e di sport.
Devo dire che ha fatto bene Basciano a chiedere in futuro una seconda promozione perché questo campionato sembra quasi una A1 visto che ci sono altre realtà importanti.
Faremo di tutto per tornare in A1 già quest’anno, per ora stiamo andando bene ma purtroppo non importa arrivare primi adesso visto che ci saranno i playoff. Se non centreremo l’obiettivo quest’anno ci riproveremo subito nella prossima stagione.”
Come detto, oggi l’impegno di Massimo Zanetti nel mondo dello sport però è prevalentemente legato al basket e al ciclismo e proprio a proposito di quest’ultima realtà spiega: “Il ciclismo è una rivelazione incredibile, si tratta di uno sport trasversale che coinvolge tutti: dal grande industriale all’operaio.
Nel nostro team puntiamo sul grande talento di Contador ma anche su Degenkolb, Pantano, Nizzolo e per il futuro anche su Aru.
Mi dispiace che non sia andata in porto la trattativa per Nibali ma ad un certo punto è arrivatl il Saputo del Bahrein che ha fatto pesare i petrodollari e con lui non si poteva competere.
Ho un grande legame con il ciclismo, la prima bicicletta me la portò Nani Pinarello, gloria del ciclismo trevigiano a cui avevo promesso che prima o poi avrei fatto una squadra.
Quando è morto ho iniziato a guardarmi intorno ed inizialmente trattavamo con Riis che voleva uscire dalla Tinkoff con progetto faraonico, nel frattempo però ci aveva avvicinato anche la Trek che è la più grande produttrice di biciclette del mondo con un miliardo di fatturato all’anno e che cercava uno sponsor.
In cinque minuti ho trovato l’accordo con Guercilena ed ora siamo amici con i proprietari americani che sono riusciti in poco tempo a sviluppare in Italia una rete di 160 concessionari in Italia. L’accordo prevede lo stanziamento di 4 milioni di euro all’anno fino al 2020“.
Si è invece conclusa dopo due anni in McLaren l’avventura nella Formula 1 e proprio quel budget è stato ridestinato al ciclismo ma restano indelebili grandi ricordi nella mente dell’imprenditore: “Si tratta della disciplina che davvero mi ha permesso di costruire il gruppo Segafredo perchè offre uno smalto internazionale senza pari e mi ha permesso di conoscere tutti i personaggi più influenti del mondo dando così credibilità al marchio della mia azienda.
All’inizio mi chiamò Rudy Barbazza chiedendomi di aiutare il suo amico Johnny Cecotto che voleva entrare nel circuito, sponsorizzai la Theodore ma dopo sei gare la scuderia si avviò verso il fallimento: non c’erano neanche i soldi per le gomme ed in Austria riuscimmo ad allestire una sola monoposto.
Avevo l’energia dei miei trent’anni e mi feci convincere dal capo meccanico Joe Ramirez a chiedere l’assenso di Ecclestone per rilevare la scuderia.
Alla fine Teddy Yip però non volle vendere ed allora, cercando una monoposto per Cecotto, parlai di nuovo con Ecclestone che mi mise in contatto con Ted Toleman pregandomi di dare una chance ad un giovane fenomeno di appena 17 anni: era Ayrton Senna.
Fui al suo fianco nel famoso GP di Monaco così come in Brasile quando non riuscì a qualificarsi davanti a tutta la sua famiglia e purtroppo c’ero anche il giorno in cui morì“.
Una chiusura poi dedicata al pensiero di Massimo Zanetti sul valore dello sport e sulle motivazioni che lo hanno spinto negli anni ad avvicinarsi a così tante realtà: “Lo sport è la vita, non c’è nulla di più bello al mondo.
Con arte e musica sono le cose che elevano la nostra esistenza. In più sento profondamente l’aspetto sociale dello sport, la necessità di restituire qualcosa ad una società che mi ha dato tanto.
Mio padre era uno sportivo, ci ha cresciuti tutti con la cultura e la passione per le discipline sportive e credo fermamente che questo sia anche un modo per aiutare i giovani a non prendere strade sbagliate. In particolare poi voglio dire che per lo sport bolognese ci sarò sempre.”