MONZA – Un ombrello per ripararsi dalla pioggia, addosso una pelliccia per stare al caldo, una signora di mezza età arriva davanti al bar, la mano sulla porta d’ingresso.
Ma quando sta per entrare si blocca, legge il cartello appeso in vetrina, gira sui tacchi e se ne va. La sequenza è delle 9.30 dì giovedì mattina.
Ma da martedì scorso si ripete con sempre più frequenza al bar Arengo, a Monza, davanti al ponte dei Leoni, in pieno centro storico.
La titolare del bar, Angela Sorgente, ha appeso un cartello particolare: nel simbolo di divieto ci è finita una pelliccia.
E sotto, tanto per essere chiari, ha scritto “Io non posso entrare”. Poco più in là, l’adesivo che invece apre la porta ai cani. Loro sì che lì possono entrare.
Una trovata che ha diviso a metà. I clienti che ogni mattina entrano per la colazione sono favorevoli.
“Il rispetto per gli animali significa avere rispetto per le persone”, dice una di loro prima di scappare in ufficio.
Ma non manca chi storce il naso: “È una proposta che mi lascia indifferente. Io non uso la pelliccia, ma credo non sia giusto impedire l’accesso a chi ne ha una”, sottolinea un altro cliente.
Entra anche un’anziana signora con la pelliccia, ma alza le mani e precisa subito che è “sintetica”, ma poi quando si siede al tavolino confida a un’amica che in realtà è vera.
“Credo che ognuno si debba sentire libero di fare come vuole – dice quando gli si chiede conto della piccola bugia – di certo non mi frena un cartello e qui il caffè è buono. Alla fine è solo una trovata pubblicitaria”.
Gabriele Cereda