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venerdì 22 Novembre 2024
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La confessione dello chef Rocco Angarola: “La cioccolata mi ha cambiato la vita”

Due chiacchiere con Rocco Angarola chef della Michiletta, ora quasi maestro cioccolatiere. "Il piatto per essere perfetto deve avere due ingredienti, al massimo tre. Purtroppo ultimamente, va di moda la confusione e il gusto non può che risentirne..."

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MILANO – Secondo voi la cioccolata può migliorare la vita? A parte un’immediata soddisfazione gustativa quando si scioglie in bocca, c’è qualcuno, come Rocco Angarola, chef della Michiletta, già molto impegnato con la sua osteria, che una decina di anni fa è stato protagonista di un evento simile.

Ha incontrato per caso la “Compagnia del Cioccolato”, oggi con sede a Torino e punto di riferimento mondiale per la difesa del cioccolato di qualità, ed è stato conquistato dai suoi valori, diventandone anche il responsabile della cucina. Ma il suo impegno è andato oltre.

A ogni viaggio effettuato in Venezuela, alla ricerca delle origini del cacao, Rocco ha coltivato rapporti con i produttori locali fino a conoscerne tutti i segreti e arrivare a diventare egli stesso un produttore di cioccolata.

Ora è lui che la realizza nel suo laboratorio cesenate, lo stesso dove cucina manicaretti per i clienti della Michiletta, e la produce senza lecitina, conservanti o aromi strani. E’ una cioccolata pura, buonissima, che fa bene al palato e all’anima.

Così Rocco Angarola, che tutti conoscono per i suo stringhetti salsiccia e spinaci o per la sua apprezzatissima zucca con gorgonzola, ha intrapreso una nuova avventura diventando una specie di maestro cioccolatiere.

E per l’occasione ci ha anche regalato un’idea da comporre con il cioccolato: in un piatto servire una bella cucchiaiata di raviggiolo con salsa di cioccolato e sale di Cervia, e il tutto farlo accompagnare da un’insalatina di misticanza e piadina.

Proprio pochi giorni fa, insieme a Johanna (nella foto), Rocco ha festeggiato i 25 anni di attività alla Michiletta, osteria cesenate aperta nel 1855 dalla famiglia Turci.

E pensandoci bene l’osteria in via Strinati 41 è uno dei pochi ristoranti in città con un’identità forte.

Non si può fare a meno di ricordarsi dei suoi piatti, del suo coniglio con le patate tagliate grosse, il riso nero con le verdure, le tagliatelle col sugo di mora romagnola.

Non a caso Rocco cucina piatti storici, tramandati addirittura dalle antiche gestioni dell’osteria Michiletta.

“I miei stringhetti con salsiccia e spinaci – spiega Rocco – sono stati mangiati da tre generazioni. Vengono le nonne con le figlie e le nipotine per assaggiarli. Ormai sono sapori familiari, come quelli di casa”.

Una delle preoccupazioni di Rocco è che si va verso un caos culinario, mancano i sapori forti, unici, e inconfondibili di un volta.

Ora i giovani sono sempre più abituati a consumare pasti veloci in luoghi di ristorazione dove i sapori si confondono: tutto assomiglia a tutto e niente sa di qualcosa.

Secondo Rocco Angarola, invece, “in un piatto non dovrebbero mai coesistere sei o sette ingredienti. Anzi il piatto per essere perfetto deve avere due ingredienti, al massimo tre”.

Come la sua zucca al gorgonzola. “E’ un piatto che ho scoperto da giovane e per caso.

Una volta ero in montagna con amici e stavamo andando in una malga a mangiare, ma ci eravamo dimenticati il sacco con il companatico.

Con noi avevamo solo del pane.

Così ci fermammo in un’azienda che produceva formaggi e comprammo del gorgonzola.

Mi colpirono molto le numerose zucche che avevano in bella vista e chiesi a cosa servissero.

La signora dietro al bancone mi rispose che d’inverno arrostivano una fetta di zucca sulla stufa e poi ci adagiavano un pezzetto di gorgonzola.

E con quello ci pranzavano.

Mi venne voglia di provarlo e mi resi conto che era semplicemente strepitoso. Alla Michiletta ci aggiungo un po’ di semi di zucca tostati aromatizzati nel curry. E’ un piatto semplice, un piatto da veri signori”. “

Elisabetta Boninsegna

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