MILANO – Secondo voi la cioccolata può migliorare la vita? A parte un’immediata soddisfazione gustativa quando si scioglie in bocca, c’è qualcuno, come Rocco Angarola, chef della Michiletta, già molto impegnato con la sua osteria, che una decina di anni fa è stato protagonista di un evento simile.
Ha incontrato per caso la “Compagnia del Cioccolato”, oggi con sede a Torino e punto di riferimento mondiale per la difesa del cioccolato di qualità, ed è stato conquistato dai suoi valori, diventandone anche il responsabile della cucina. Ma il suo impegno è andato oltre.
A ogni viaggio effettuato in Venezuela, alla ricerca delle origini del cacao, Rocco ha coltivato rapporti con i produttori locali fino a conoscerne tutti i segreti e arrivare a diventare egli stesso un produttore di cioccolata.
Ora è lui che la realizza nel suo laboratorio cesenate, lo stesso dove cucina manicaretti per i clienti della Michiletta, e la produce senza lecitina, conservanti o aromi strani. E’ una cioccolata pura, buonissima, che fa bene al palato e all’anima.
Così Rocco Angarola, che tutti conoscono per i suo stringhetti salsiccia e spinaci o per la sua apprezzatissima zucca con gorgonzola, ha intrapreso una nuova avventura diventando una specie di maestro cioccolatiere.
E per l’occasione ci ha anche regalato un’idea da comporre con il cioccolato: in un piatto servire una bella cucchiaiata di raviggiolo con salsa di cioccolato e sale di Cervia, e il tutto farlo accompagnare da un’insalatina di misticanza e piadina.
Proprio pochi giorni fa, insieme a Johanna (nella foto), Rocco ha festeggiato i 25 anni di attività alla Michiletta, osteria cesenate aperta nel 1855 dalla famiglia Turci.
E pensandoci bene l’osteria in via Strinati 41 è uno dei pochi ristoranti in città con un’identità forte.
Non si può fare a meno di ricordarsi dei suoi piatti, del suo coniglio con le patate tagliate grosse, il riso nero con le verdure, le tagliatelle col sugo di mora romagnola.
Non a caso Rocco cucina piatti storici, tramandati addirittura dalle antiche gestioni dell’osteria Michiletta.
“I miei stringhetti con salsiccia e spinaci – spiega Rocco – sono stati mangiati da tre generazioni. Vengono le nonne con le figlie e le nipotine per assaggiarli. Ormai sono sapori familiari, come quelli di casa”.
Una delle preoccupazioni di Rocco è che si va verso un caos culinario, mancano i sapori forti, unici, e inconfondibili di un volta.
Ora i giovani sono sempre più abituati a consumare pasti veloci in luoghi di ristorazione dove i sapori si confondono: tutto assomiglia a tutto e niente sa di qualcosa.
Secondo Rocco Angarola, invece, “in un piatto non dovrebbero mai coesistere sei o sette ingredienti. Anzi il piatto per essere perfetto deve avere due ingredienti, al massimo tre”.
Come la sua zucca al gorgonzola. “E’ un piatto che ho scoperto da giovane e per caso.
Una volta ero in montagna con amici e stavamo andando in una malga a mangiare, ma ci eravamo dimenticati il sacco con il companatico.
Con noi avevamo solo del pane.
Così ci fermammo in un’azienda che produceva formaggi e comprammo del gorgonzola.
Mi colpirono molto le numerose zucche che avevano in bella vista e chiesi a cosa servissero.
La signora dietro al bancone mi rispose che d’inverno arrostivano una fetta di zucca sulla stufa e poi ci adagiavano un pezzetto di gorgonzola.
E con quello ci pranzavano.
Mi venne voglia di provarlo e mi resi conto che era semplicemente strepitoso. Alla Michiletta ci aggiungo un po’ di semi di zucca tostati aromatizzati nel curry. E’ un piatto semplice, un piatto da veri signori”. “
Elisabetta Boninsegna