MILANO – Ecco una bella conferma che anche in Italia si può fare ricerca di alto livello. L’ Europa si affida per la salute dei cittadini anche all’ istituto “Ramazzini” di Bentivoglio in provincia di Bologna per valutare la salubrità dei nuovi dolcificanti naturali che dovrebbero sostituire l’ aspartame, prodotto industriale diffusissimo, accusato dalla comunità scientifica di essere cancerogeno.
Il centro bolognese, assieme all’ università di Stoccarda e ad altri istituti europei, ha vinto il bando per la sperimentazione sui derivati della Stevia, una pianta del Paraguay che potrebbe crescere anche nel clima mediterraneo, capace di fornire un prodotto ipocalorico con la stessa capacità di “addolcire” dell’ aspartame. Per questo, oltre a veder riconosciuta la propria eccellenza scientifica, il “Ramazzini” si è aggiudicato un finanziamento di 1,4 milioni (su 2,5 complessivi) in tre anni, il tempo di durata della verifica.
Del resto il centro bolognese diretto da Morando Soffritti era già stato protagonista delle ricerche sullo stesso aspartame fin dal ‘ 97 dimostrando gli effetti cancerogeni sui topi e sui ratti. Dopo lunghe sperimentazioni su 4mila animali, nel 2010 i ricercatori bolognesi riscontrarono un incremento di leucemie e tumori delle pelvi renali sulle femmine di ratto, mentre nei maschi venne rilevato un aumento di tumori ai nervi cranici. Sempre nei maschi, ma di topo, fu provata una crescita di neoplasie maligne ai polmoni e al fegato.
Tali conclusioni vennero messe in discussione dall’ Efsa di Parma, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare. E anche dalla omologa F.D.A. statunitense. Entrambe ordinarono un supplemento di ricerche. Nel frattempo la Commissione europea ha deciso di cominciare la verifica sui dolcificanti naturali per la salute. E l’ università di Stoccarda ha individuato come soluzione l’estratto della Stevia. Si tratta della pianta capace di fornire un prodotto con la stessa potenza dell’ aspartame, vale a dire 250 volte più addolcente dello zucchero. La verifica a Bentivoglio sarà però svolta sul prodotto trattato industrialmente. In pratica su ciò che arriverà in tavola. Per questo saranno impiegati un migliaio di ratti.
La sperimentazione sugli animali
Da giugno i ricercatori cominceranno a selezionare le dosi da somministrare. Mentre a settembre inizierà la sperimentazione vera e propria sugli animali.
Fonte: la Repubblica