MILANO – Negli spazi commerciali più costosi si assiste al nuovo trend: sono sempre più bar e ristoranti, in versione trendy, a ritagliarsi nuove vetrine, mentre si assiste a una retrocessione dei brand di abbigliamento.
Cushman & Wakefield, nell’ ultimo report presentato al Mapic di Cannes, ha fotografato le vie del lusso. La classifica globale vede sempre la Fifth Avenue al top dei prezzi per metro quadrato, ma i prezzi sono in flessione, proprio per questo rimescolamento di beni e prodotti che attirano di più i consumatori.
Non solo. Il punto chiave, infatti, è per le griffe dle fashion “Lfl, like- for-like”, in poche parole, quanto si vende. Le vendite incidono sui metri quadrati dei negozi monomarca. E questo Lfl incide a sua volta sul Roic, il ritorno sul capitale investito. E sul prezzo.
Il Lfl, che ormai è diventato più importante della cosiddetta “crescita organica” nel generare valore per gli azionisti. E molti big del lusso hanno deciso di ripiegare rispetto alle grandi manovre di aperture degli store nel mondo.
In molti casi chiudendo i negozi nelle località dove i consumi sono scesi maggiormente, oppure riducendo spazi e spostando sedi. Il retail è l’ anima del business, ma costa caro.
E questa tendenza a rifilare i costi sugli store sta facendo sentire il suo peso sulle valutazioni delle vie dello shopping.
Il lusso cede il passo al leisure
Cibo, wine, frullati: cambia il mix di store nelle strade a più elevata quotazione. Dove il moddo del lusso cede il passo a elementi di leisure.
Paola Jadeluca