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venerdì 22 Novembre 2024
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Bancomat e carte solo sul web e per grandi importi. L’Italia ama il contante

Secondo l’ultimo rapporto Assofin, CRIF e GfK, cresce il numero di pagamenti elettronici. Cala però l’importo medio transito annuo. Nonostante le sanzioni e le commissioni ribassate per gli esercenti

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MILANO – Non è un Paese per bancomat e carte, direbbero i fratelli Coen. Cresce l’uso delle carte in Italia. Per portare a casa la spesa, però, è sempre meglio avere in tasca qualche banconota.

Secondo l’ultimo rapporto firmato Assofin, CRIF e GfK, l’Italia resta il Paese del contante. Si rafforza la crescita del numero di pagamenti elettronici: +10.3% nel 2015 rispetto al +6.5% registrato l’anno precedente.

Eppure calano del 3.6% i volumi complessivi, determinando una diminuzione dell’importo medio transato annuo da 1860 euro a 1625 euro. Quasi a dire che alla cassa agitiamo sempre la carta, ma spesso siamo costretti a rimetterla nel portafogli.

Per piccoli importi gli esercenti vogliono i contanti

Il nuovo Cad, il decreto legislativo che riforma il Codice dell’amministrazione digitale, in vigore con la Legge di Stabilità 2016, ha imposto a commercianti e professionisti di accettare i pagamenti con carta di credito e bancomat anche per importi sotto i 5 euro.

Le commissioni a carico degli esercenti dovrebbero raggiungere i 7 millesimi per la carte di debito e un centesimo per quelle di credito.

Eppure basta provare a pagare un caffè con carta, o spesso il tassista, o talvolta anche acquisti di medio taglio, per ricevere un no ai pagamenti senza contante.

Nel 2015 le carte di credito in circolazione nel nostro Paese, dopo anni di contrazione, sono tornate a crescere, con un +0.9% rispetto all’anno precedente.

Nonostante ciò, scrivono gli analisti, si nota un rallentamento della crescita del numero di transazioni, che passa da incrementi vicini al 10% negli anni 2013 e 2014 a un modesto +1.3%.
shadow carouselCarte e bancomat, lo studio

Si chiedono più carte di debito poi si paga in contanti

L’osservatorio Assofin-CRIF-GfK ha messo in evidenza come nel 2015 sia continuato a crescere anche il numero di carte di debito in circolazione. Più 7% rispetto all’anno precedente, così come le operazioni effettuate.

Il 2015 ha visto un’accelerazione anche della crescita delle carte prepagate in circolazione (+12.8% rispetto alla precedente rilevazione).

Eppure il valore medio delle transazioni è rimasto sostanzialmente invariato rispetto ai due anni precedenti.

Insomma, alla crescita nell’utilizzo, con un consistente aumento del numero di transazioni, corrisponde in entrambi i casi una diminuzione dell’importo medio transato annuo.

Una dinamica che la nuova normativa avrebbe dovuto correggere, incoraggiando l’uso della moneta elettronica rispetto a banconote e monete.

Carte prepagate per acquisti online

Le carte, però, continuano a esercitare attrazione nei confronti della clientela, che continua a fidarsi sempre di più. E utilizza i canali meno tradizionali quando arriva il momento di saldare il conto.

Lo studio mostra come si stia assistendo a un progressivo allargamento del parco possessori, che sta coinvolgendo segmenti apparentemente più marginali rispetto alla “storia” dei possessori di carte di credito.

A muovere questo mutamento sono anche le carte prepagate, utilizzate spesso per il carattere limitativo delle transazioni.

Per acquistare un oggetto in rete, ad esempio, si corrono rischi marginali. Come? Caricando sulle prepagate un importo limitato alla transazione da completare. Così si salvaguardano il deposito sul conto e il plafond della carta di credito.

A maggio 2016, del resto, il tasso di sofferenza medio per le carte con utilizzo a saldo è risultato pari al 2.3%. In diminuzione rispetto al 2015.

La carta di credito è usata per grossi importi

Gli italiani insomma corrono meno il rischio di indebitarsi pagando con carta. Ma lo fanno perché sono più accorti e lungimiranti rispetto al passato? Non proprio.

Gran parte degli italiani usa la propria carta di credito solo quando c’è da pagare oltre un determinato importo.

Permane inoltre una quota significativa di non titolari di carta di credito ancora saldamente legati all’utilizzo del contante.

E la ragione potrebbe essere legata soprattutto ai frequenti rifiuti di esercenti e professionisti ai pagamenti alternativi al contante.

Nonostante le sanzioni introdotte e l’abbassamento progressivo delle commissioni a carico degli esercenti.

Nicola Di Turi

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