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venerdì 22 Novembre 2024
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Francia, al bando la plastica da tavola

Dal 2020, i francesi non potranno più comprare posate o piatti di plastica, ma le lobby le fanno causa. Non ci sono prove certe che la produzione e lo smaltimento degli equivalenti biodegradabili siano migliori per l’ambiente.

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MILANO – La Francia ha deciso di mettere al bando la plastica dalle tavole, dagli uffici e dai pic nic: piatti, bicchieri, bicchierini per caffè e posate non potranno più essere in plastica ma solo in materiali compostabili (la norma sarà effettiva dal 2020).

Tuttavia non esistono prove adeguate che il compostabile abbia un impatto minore della plastica. Siamo certi e sicuri che ceramica, vetro e acciaio siano la scelta giusta – ad esempio nelle scuole – ma sull’impatto di un prodotto come il piatto compostabile, che ha bisogno di una materia prima come il mais o il legno (che hanno bisogno di suolo e acqua, e devono poi anch’essi essere lavorati, trasportati e smaltiti), non siamo certi ci sia un vantaggio in confronto con la plastica, perché manca un’adeguata ricerca in merito.

Questo permette alle lobby di settore di fare resistenza. Così, Pack2Go Europe, l’associazione di base a Bruxelles che riunisce i produttori di packaging, ha annunciato che farà ricorso contro la decisione francese, temendo un contagio europeo. “Faremo pressioni sulla Commissione europea perché questa norma non rispetta le regole sulla libera circolazione delle merci”, hanno fatto sapere all’Associated Press.

Nello specifico, l’associazione ha sottolineato che non esiste prova che ci sia un beneficio ambientale nell’utilizzo di posate biodegradabili rispetto a quelle in plastica. La cosa ha senso anche perché, negli uffici e nei parchi, almeno da noi, non c’è la raccolta differenziata, e usare posate e bicchieri compostabili non ha alcun vantaggio almeno dal punto di vista del volume di immondizia creato. Per quanto riguarda i dati, poi, in effetti, non si trova granché. I Paesi che hanno tentato di trovare una risposta alla domanda, al fine di indirizzare la politica, hanno finito per doversi basare su un’approssimativa conta dei pro e dei contro, come è successo ad esempio in Oregon. Se dunque si intuisce che la plastica sia la risposta meno intelligente, non è però affatto scontato, e non ci sono prove.

La Francia – che ha ospitato l’ultimo summit mondiale COP21 – resta al momento il Paese europeo che fa i maggiori sforzi per migliorare la qualità di vita e la salute dei suoi cittadini, oltreché diminuire l’impatto del riscaldamento globale. Ha agito con norme davvero coraggiose sulla mobilità, arrivando a prospettare un bando totale delle auto non elettriche dal centro di Parigi. Sostiene coi fatti tutta la mobilità sostenibile, in primo luogo l’uso della bicicletta. Ha bandito gli sprechi dai supermercati, proibendo alle catene di gettare via l’invenduto. E via dicendo.

Manca la ricerca

Quello che però le manca, e che ancor più manca al resto d’Europa, è una ricerca seria su questioni come questa. Una ricerca valida e indipendente che possa dare slancio e forza a scelte coraggiose come quella presa in esame.

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