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venerdì 22 Novembre 2024
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Colombia – Produzione in ripresa nei prossimi 2 anni. Lontana dalle medie

Cresce l’export dei prodotti a valore aggiunto, pari a oltre un terzo del totale. Rientrata l’emergenza roya, il settore continua ad accusare gravi problemi strutturali legati ai costi e al cambio sfavorevole

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MILANO – Migliorano le prospettive produttive per la Colombia, dopo i minimi storici dell’annata trascorsa. Questo secondo il report annuale del Servizio agricolo estero del Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (Usda).

Il raccolto del primo produttore mondiale di caffè lavati raggiungerà nel 2012/13 (ottobre-settembre) gli 8,3 milioni di sacchi; contro 7,65 milioni nel 2011/12 (+8,4%).

Usda: l’analisi dei dati

Questo dato segna una significativa correzione al rialzo rispetto alla stima stima ufficiale Usda contenuta nella circolare di dicembre, che prevedeva per quest’anno un raccolto di 7,5 milioni di sacchi.

La produzione crescerà di ulteriori 700mila sacchi nel 2013/14

Raggiungendo così, i 9 milioni di sacchi. Incrementi significativi, qundi. Anche se, le medie storiche del decennio passato (11-12 milioni di sacchi) rimangono ancora lontane.

Il graduale ritorno alla normalità

Con l’entrata in produzione delle piantagioni rinnovate e il superamento delle criticità climatiche causate dalla Niña, non cancella i problemi strutturali del settore. Alle prese con costi crescenti e con le difficoltà causate dal rivalutarsi della moneta colombiana.

L’allarme Roya non sfugge ai dati Usda

La Colombia ha sperimentato già dalla seconda metà del decennio trascorso la piaga della ruggine del caffè. Ormai arrivata a colpire sino al 40% delle superfici coltivate tra il 2009 e il 2011.

Il proliferare di questa grave malattia crittogamica è stato favorito da 3 anni consecutivi di precipitazioni eccessive indotte principalmente dal fenomeno La Niña. Ciò ha portato a un calo drastico della produttività. Scesa da 16 e 11 sacchi per ettaro tra il 2007 e il 2012.

Il programma di rinnovo delle colture

E’ stato rilanciato, a partire dal 2010, con l’utilizzo della varietà Castilla, resistente alla ruggine.

Ma non tutti i produttori apprezzano questa cultivar considerata inferiore in termini di resa quantitativa e qualitativa. Per questo, molti hanno preferito continuare a impiantare le varietà tradizionali applicando trattamenti preventivi e tecniche agronomiche.

In alcuni casi – osserva il report Usda – gli arbusti di Castilla (o altre varietà selezionate resistenti alla roya) vengono utilizzati per creare una specie di cintura protettiva nella piantagione; all’interno della quale vengono poi sistemate le varietà di maggiore pregio.

Il grande sforzo di rinnovo e profilassi

Comincia comunque a dare i suoi frutti. Secondo dati forniti dalla Federazione colombiana dei produttori di caffè (Fedecafé), l’incidenza della ruggine è scesa nel 2012 ad appena il 7% delle aree coltivate.

Le ricadute positive cominciano a essere tangibili anche in termini produttivi. Infatti, nei primi 7 mesi del 2012/13 la produzione è risalita a 6,1 milioni di sacchi. Con un miglioramento del 35% sul pari periodo 2011/12.

Il consolidarsi della ripresa produttiva dipenderà soprattutto dall’andamento climatico nel prosieguo di questa annata.

Il Centro colombiano per le ricerche sul caffè (Cenicafé)

Quest’ultimo esprime, in merito, qualche apprensione. In ragione delle previsioni a lungo raggio costruite sulla base dei modelli climatici.

Questi evidenziano infatti la possibilità di un nuovo periodo caratterizzato da un regime anomalo delle precipitazioni a partire dall’agosto di quest’anno.

Cenicafé mette in guardia anche rispetto al rischio di proliferazione della scolite del caffè. (Hypothenemus hampeii o broca in spagnolo) Così come degli acari delle piante, la cui incidenza è cresciuta in tempi recenti per effetto dell’attività del vulcano Nevado del Ruiz.

Un fenomeno che ha decimato temporaneamente la popolazione di coccinelle e di altri insetti benefici per l’agricoltura.

I costi

Sono crescenti e sono anche quelli di manodopera (lievitati del 10-20% quest’anno) e le spese per l’acqua e l’elettricità; rendendo sempre più difficile la gestione delle piantagioni. I problemi sono stati acuiti dal calo dei prezzi degli arabica.

Le previsioni Usda

Si prevede che l’export colombiano raggiungerà nel 2012/13 gli 8,2 milioni di sacchi. In crescita del 12% sull’annata precedente. Gli Usa (42% del totale) rimangono il principale mercato colombiano seguiti da Giappone (10%), Belgio e Canada.

Utili e redditività dipenderanno anche dall’andamento del peso rispetto al dollaro. Fedecafé e varie altre organizzazioni rappresentative di settori con forte propensione all’export stanno premendo sul governo di Bogotá.

Affinché favorisca una parziale svalutazione del peso, che negli ultimi 4 anni si è riapprezzato del 45% nei confronti del dollaro.

L’export colombiano cresce intanto in termini di qualità

Con circa il 36% del totale costituito oggi da prodotti a valore aggiunto. Il governo favorisce i percorsi di certificazione bio/equosolidale attraverso le varie label (Utz, 4C, Rainforest Alliance, Usda Organic). Nonché il riconoscimento delle denominazioni di origine (Huila, Nariño).

La vincitrice del concorso Cup of Excellence 2012

Una produttrice del dipartimento di Nariño ha collocato all’asta, l’anno scorso, il proprio caffè al prezzo record di 22 dollari per libbra.

I già descritti problemi strutturali – uniti al forte calo dei prezzi, il cui effetto è stato accentuato, come già detto, dalla forza del peso – hanno reso sempre più critica la situazione della maggioranza dei produttori.

La protesta della base

Ha portato nel 2012 alla nascita del Movimento nazionale per la difesa e la dignità del settore del caffè. Quest’ultimo ha promosso, a cavallo tra febbraio e marzo di quest’anno, una massiccia mobilitazione su scala nazionale, cui hanno aderito circa 80mila produttori. Nonostante l’aperta contrarietà di Fedecafé.

Per 12 giorni, i manifestanti hanno bloccato le grandi arterie di comunicazione nei principali dipartimenti caffeari del paese.

Le conseguenze di questa agitazione

Oltre alle difficoltà di approvvigionamento (specie per i combustibili), almeno 2 morti causati dai ritardi che i blocchi stradali hanno causato al passaggio delle ambulanze.

La protesta si è conclusa l’8 marzo. Dopo 2 giorni di trattative, l’esecutivo ha elevato il sussidio governativo a 145.000 pesos per “carga” da 125 kg di caffè in pergamino.

Il governo si è inoltre impegnato a incrementare ulteriormente il sussidio

Sino a un massimo di 165.00 pesos qualora i prezzi scendano sotto i 480.000 pesos.

Il pagamento del sussidio verrà invece sospeso, se si verificherà un aumento significativo dei prezzi.

In ogni caso, la somma del prezzo ricevuto dal produttore più il sussidio non potrà mai superare i 700.000 pesos.

Secondo il report Usda, il settore del caffè è, tra tutti i settori agricoli della Colombia, quello che ha beneficiato di maggiori aiuti nel periodo 2010-2012.

I produttori hanno potuto contare, tra le altre cose, su prestiti a tassi agevolati per il rinnovo delle colture. Va detto tuttavia che tali facilitazioni sono subordinate all’impianto di varietà resistenti alla ruggine. Fatto questo che ha causato non pochi malcontenti tra i produttori.

Lo scontento di una parte della base nei confronti delle strategie di Fedecafé

Questo è sfociato, in occasione del 78° Congresso dei produttori di caffè, in una richiesta di dimissioni del direttore esecutivo Genaro Muñoz.

Avanzata dai rappresentanti delle regioni di Antioquia, Caldas e Cundinamarca, che non è riuscita però a ottenere il sostegno della maggioranza dei delegati.

Secondo il report, i dissapori e le divisioni interne condizioneranno anche in futuro l’operato di Fedecafé rendendo più difficile il suo operato

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