MILANO – In giro per il mondo ci sono luoghi in cui il caffè ha aiutato gli abitanti a rinsaldare l’identità nazionale in determinati periodi storici. uno di questi posti è la Bosnia Erzegovina, comunemente conosciuta come bosnia, nazione situata nei balcani occidentali che sino al mese di aprile del 1992 faceva parte della Jugoslavia.
Nella prima metà degli anni novanta, è stata la regione jugoslava più colpita dalla guerra e le immagini che eravamo soliti vedere nelle nostre televisioni parlavano esclusivamente di morti e distruzioni.
La sua popolazione è costituita da abitanti di etnie e religioni diverse: bosniaci (musulmani 43%), serbi (ortodossi 29,9%) e croati (cattolici 18%), ma una cosa più di altre accomuna tutti: il caffè.
Il lungo dominio turco in queste terre porterebbe a pensare che il caffè in Bosnia ed in Turchia sia il medesimo, tuttavia non è così. il caffè turco, molto forte, viene servito dopo i pasti, accompagnato da particolari caramelle. lo zucchero, in Turchia, si è soliti aggiungerlo durante la preparazione del caffè e non successivamente. In Bosnia è tutta un’altra storia: il caffè viene servito nella “džezva”, un pentolino di rame placcato con un lungo collo, insieme ad un bicchiere di acqua, ad alcune zollette di zucchero e a dolcetti tipici bosniaci, chiamati “rahat lokum”.
L’operazione da compiere è la seguente: bisogna mordere un pezzo della zolletta di zucchero e lasciare che questa si sciolga sotto la lingua mentre si sorseggia il caffè.
Inoltre, quando l’acqua ha superato il punto di ebollizione, si aggiunge il caffè e la “džezva” viene rimessa sul fornello per alcuni secondi, permettendo alla bevanda di bollire ancora una volta e, allo stesso tempo, di creare una schiuma densa, molto amata a queste latitudini.
È tutto? nemmeno per sogno: gli intenditori evidenzieranno anche che in Turchia il “cevze” (nome turco del pentolino di rame, ndr) appartiene alla cucina, non al tavolo; qui il caffè viene portato dentro una tazzina.
A Sarajevo ed in tutta la Bosnia, invece, la “džezva” viene portata direttamente sul tavolo, sopra ad un vassoio rotondo di ferro che può ospitare anche una tazzina di ceramica vuota, un bicchiere d’acqua, un piattino con le zollette di zucchero ed i dolcetti tipici bosniaci.
Come mai? perché gli abitanti di queste zone amano sedersi di fronte ad un buon caffè a parlare anche per svariate ore; così facendo la bevanda dentro la “džezva” resta più a lungo calda, permettendo ai consumatori di goderne della sua bontà per maggior tempo.
Vi sembreranno piccolezze, ma possiamo assicurarvi che in Bosnia il caffè è sia un importante motivo di orgoglio nazionale sia un punto di distinzione dai turchi. Inoltre, godere più a lungo delle cose della vita, per chi ha vissuto di recente la guerra, vuole essere un monito per far sì che tutto questo non accada più…