MILANO – «I fondi di caffè sono un po’ la pietra filosofale perché hanno milioni di applicazioni e una delle più semplici da cui partire è proprio quella del pellet ecologico». Sono le parole di Francesca Lovano, responsabile del progetto Oltrecafé, startup innovativa modenese che ha come obiettivo la valorizzazione delle risorse nascoste di tutti quei materiali che troppo spesso vengono trattati come rifiuti.
Nata nel 2014, Oltrecafé ha deciso di puntare sul riciclo intelligente degli scarti derivanti dalla preparazione della bevanda nazionale per creare il primo pellet italiano al 100% ecologico.
«Ho lavorato per qualche tempo all’università – spiega Lovano – e mi sono resa conto di come le ricerche e gli studi nel campo del riciclo portino quasi sempre alla risposta si può fare». Il problema, poi, è passare dalla fase di studio e sperimentazione a quella applicativa. Così ho deciso, coinvolgendo quelli che sono diventati i miei soci Andrea Maccari e Riccardo Mariani, che era arrivato il momento di passare alla realizzazione.
Continua – “I fondi di caffè, in Italia, vengono già impiegati nella coltivazione dei funghi, ma io ho deciso di puntare su un settore in cui la richiesta è davvero altissima, ovvero quella del pellet per caldaie a biomassa. L’Italia è infatti ai primi posti al mondo per importazione di pellet. Ne importiamo, da Russia, Canada e America, circa un milione e mezzo di tonnellate l’anno che costituiscono i 3/4 del pellet utilizzato nel nostro Paese».
Oltrecafè è nata due anni proprio con l’idea di coniugare un riciclo virtuoso con la possibilità concreta di creare opportunità di lavoro. L’obiettivo è ora quello di creare le migliori partnership sul territorio in modo da far partire questo modello di business sostenibile che si basa su un progetto di rete che vuole portare benefici a chi ricicla, a chi utilizza pellet per la propria caldaia e a chi favorisce questa buona pratica.
«Il caffè – dice Francesca Lovano – è al secondo posto tra le materie prime commercializzate a livello mondiale dopo il petrolio. Ogni anno vengono tostati in Italia 240mln di kg di caffè, di cui circa il 75% (180milioni di kg) è consumato sul territorio italiano e diviene rifiuto. La nostra startup ha l’ambizione di creare prodotti di alta qualità da questa risorsa sottovalutata. Basti pensare che si tratta di un prodotto naturale che non contiene sostanze chimiche aggiunte e che rispetta il Protocollo di Kyoto in materia di emissioni di CO2 visto che essendo di origine biologica abbassa notevolmente le emissioni di anidride carbonica rispetto ai combustibili fossili a parità di resa calorica. E poi, ovviamente, è ottenuto dal riutilizzo di materiali di scarto».
L’anno scorso la startup Oltrecafè ha vinto il concorso “Intraprendere” a Modena nella sezione Responsabilità sociale d’impresa e da allora il progetto è avuto un’accelerazione. Ora, l’obiettivo di Oltrecafé è favorire la nascita di attività capaci di generare business e posti di lavoro con processi sostenibili in un’ottica di economia circolare, un’economia rigenerativa che sfrutta il design e il recupero di materiali per fare in modo che anche lo scarto venga considerato risorsa e reimmesso nel ciclo produttivo.
«Vorremmo creare – conclude Lovano – un primo impianto prototipo con la capacità produttiva di circa mezza tonnellata e che preveda l’impiego di circa 5 persone. Sarebbe un impianto modello capace di gestire una domanda e un’offerta regionale, da cui poi partire per stringere accordi con altre regioni. Se tutto va bene il progetto potrebbe generare il circolo virtuoso già nei primi sei mesi.
Ammetto – conclude – che ci scontriamo, quotidianamente, con l’interpretazione delle leggi in materia, perché la normativa italiana in fatto di rifiuti, riciclaggio e rimessa sul mercato ha delle lacune».