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venerdì 22 Novembre 2024
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“La Russia mercato difficile”

Russian Coffee And Tea Industry Event: Bazzara Communications intervista Ramaz Chanturiya, direttore della RUCTIE sulle tendenze del mercato russo del caffè

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In Russia negli ultimi 20 anni il caffè risulta essere una delle bevande più popolari e i ristoratori locali tendono a privilegiare il metodo espresso, sposando così le abitudini italiane.

Bazzara espresso, proseguendo il suo percorso di internazionalizzazione, ha recentemente partecipato a uno degli eventi più importanti della panoramica moscovita del caffè: “Russian Barista days” svoltosi come parte del Russian Coffee and Tea Industry Event (RUCTIE).

La scelta di esporre e di sponsorizzare le gare è stata dovuta non solo alla consapevolezza della crescente importanza del mercato russo per gli esportatori italiani, ma anche alla volontà di approfondire ancor di più la conoscenza delle complesse dinamiche commerciali e dei meccanismi particolari dell’economia locale Russa nel settore del caffè.

Abbiamo approfittato dell’occasione per parlarne con uno dei personaggi di spicco nel settore del caffè russo, Ramaz Chanturiya (FOTO), Presidente dell’associazione Rusteacoffee e direttore della RUCTIE, che ha voluto condividere alcune sue riflessioni sulla situazione storica e attuale del caffè italiano in Russia con Katia Alexeeva, responsabile vendite della Bazzara espresso.

Katia: Ramaz, come, secondo Lei, i consumatori russi percepiscono oggi il caffè italiano?

Nell’immaginario collettivo del consumatore russo l’Italia è indissolubilmente legata al caffè. Questo legame è dovuto al luogo speciale che il caffè occupa nella cultura e nella storia italiana: sono stati gli italiani ad introdurre la nera bevanda in Europa, successivamente arricchendo sempre di più la cultura mondiale del caffè . Le parole italiane “espresso”, “cappuccino”, “barista” sono oggi utilizzate moltissimo in tutto il mondo. Fin dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica il caffè ha avuto sempre maggiore diffusione in Russia e la veloce conquista del mercato da parte dei produttori italiani è stata dovuta maggiormente all’immagine storicamente molto suggestiva del caffè italiano.

Come si posiziona il caffè italiano sul mercato e rispetto alla concorrenza?

Nonostante l’80% del fabbisogno di caffè tostato/macinato sul mercato russo sia soddisfatto dai produttori locali (oggi sono presenti sul territorio migliaia di torrefazioni grandi e piccole), i produttori italiani mantengono il primato tra gli importatori, con numeri quasi doppi, se non tripli rispetto ai paesi concorrenti. Tuttavia, devo dire che negli ultimi anni si registrano cambiamenti nelle preferenze e nelle abitudini alimentari del consumatore russo, che in tempi brevi potrebbero avere ripercussioni negative sulle importazioni di caffè dall’Italia. Quali sono le tendenze che potrebbero influire negativamente sulle importazioni dall’Italia? Un forte trend genericamente chiamato “Specialty” sta dettando il nuovo approccio alla qualità del caffè e le esigenze del consumatore nei confronti del prodotto. Uno dei criteri fondamentali che sta prendendo piede nella consapevolezza collettiva dei consumatori è il “tostato fresco”. Strategie di marketing di moltissimi marchi del segmento Premium si basano oggi sulla freschezza del prodotto, elemento che ha un’impronta determinante sul comportamento del consumatore. La tostatura fresca è diventata sinonimo di massima qualità e gradualmente i produttori locali s’impadroniscono sempre di più del mercato dei prodotti d’élite caratterizzati da maggior valore aggiunto e maggiori margini di guadagno.

Secondo Lei si tratta di un’evoluzione spontanea o è guidata da qualcuno?

Questo fenomeno è sostenuto e accelerato dai molteplici “opinion makers” nel mondo del caffè locale, come associazioni di baristi, per citarne uno, che promuovono i propri interessi tramite i nuovi approcci alla miscelazione e alla tostatura. Di conseguenza tutti i marchi importati di caffè tostato vengono spinti dalla fascia d’élite verso quella dei consumi di massa, dove comunque si ritrovano a dover affrontare una notevole concorrenza locale, con sempre maggiori difficoltà, dovute alla necessità di sostenere i costi di produzione e importazione e al cambio sfavorevole della valuta locale. I produttori italiani del caffè si trovano dunque ad affrontare una sfida non da poco. I tempi in cui gli italiani potevano promuovere il proprio prodotto facendo leva unicamente sull’immagine storica del “Made in Italy”, limitandosi all’utilizzo di strumenti comuni ed elementari di promozione del brand, sono ormai finiti.

Sta dipingendo un quadro per niente roseo. Quali, secondo Lei potrebbero essere le vie d’uscita da questa situazione complessa?

Secondo me ora è il momento delle soluzioni creative e proattive per mantenere l’influenza sulle menti dei consumatori. Va sviluppata una strategia di divulgazione specifica per sostenere il caffè Made in Italy, rivolta sia al consumatore sia agli operatori del settore, che a loro volta possono contribuire alla promozione di idee e di trend sul mercato. Per essere attuata questa strategia necessita di un’azione congiunta di tutte le realtà produttrici del caffè italiano – nessuna azienda singola sarà in grado di cambiare oggi certe tendenze sfavorevoli sul mercato russo. Inoltre, per risolvere le molteplici problematiche che pone il mercato, sarà di grande importanza anche l’appoggio dei produttori e dei fornitori di altri prodotti italiani legati al mondo del caffè, come per esempio attrezzature per torrefazioni, macchine da caffè, e simili, nonché un valido sostegno da parte di enti pubblici volti alla promozione del Made in Italy. Credo fermamente che il cambiamento è possibile e che ora è il momento più indicato per metterlo in atto.

Ringraziamo Ramaz Chanturiya per l’interessante conversazione e lo salutiamo nella speranza di poter condividere le sue riflessioni con i produttori italiani nel comparto del caffè.

Bazzara Communications

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