BUTI (Pisa) – Il migliore caffè del mondo. I francesi, quanto ci si mettono sono tranchant, come dicono loro. Non hanno mezze misure, come ha fatto Paris Match, celebre magazine parigino, che ha incoronato al vertice della bevanda più bevuta del mondo, un piccolo artigiano toscano.
Lui è Andrea Trinci (FOTO sopra), pistoiese di Agliana ma da alcuni anni torrefattore a Cascine di Buti a ridosso dei Monti Pisani.
La storia di Trinci e del suo caffè, 100% arabica, è raccontata nel magazine Vivre, editato da Paris Match e in questi giorni in edicola.
Va dato atto di un doppio fatto: stavolta i francesi non sono stati sciovinisti. Ma soprattutto che ormai i francesi, anche nei peggiori bistrot e bar di Pigalle e Belleville hanno sostituito il cafè-filtre e il cafè-creme – antiche glorie locali – con l’espresso (scritto e declinato all’italiana).
«Mi hanno telefonato alcuni amici da Parigi per segnalarmelo» rivela Trinci fra una seduta di torrefazione e l’altra. Ma come lo hanno scoperto che Trinci eccelle nel mondo? Facilissimo. Trinci manda il suo caffè a Septime, ristorante dell’Ottavo arrondissment . Il locale ha solo una stella Michelin, ma è considerato uno dei ristoranti più all’avanguardia di Parigi, cioè della Francia. Summa della concezione moderna di cucina francese.
In queste pagine abbiamo scritto spesso di Trinci, ma questo riconoscimento merita ancora ricordare chi è. Un uomo che entra a 16 anni fare questo mestiere nella torrefazione di famiglia.
Avuto il tempo di divertirsi – correva in macchina – ha poi deciso di fare questo mestiere. Agliana era una vera capitale: c’era lui con il caffè, Lavuri con il vino, Catinari con il cioccolato, Zummo coi suoi formaggi.
Il caffè di Trinci faceva gola a molti, alla fine se lo comprò Benetton insieme a Giancarlo Aneri, l’uomo che ha lanciato nel mondo lo spumante Ferrari. I Benetton, parliamo di più di vent’anni fa, erano avanti, forse troppo. Immaginavano di raccogliere il meglio dei prodotti di nicchia italiani per lanciarli nel mondo. Un’operazione che poi non è andata in porto.
Andrea ha poi ripreso a fare il suo caffè. «Un tempo le torrefazioni artigianali in Italia erano migliaia – ha raccontato a Paris Match – e tutte importavamo qualità Arabica, l’unica vera per fare un buon espresso. Oggi c’è un grande movimento di robusta».
Per chi non conosce la commodity caffè, la robusta è la quantità peggiore, anche perché è più ricca di caffeina, e quindi ti porta a berne meno. Trinci tutti i giorni prepara il suo caffè ed il sabato invece lavora il cioccolato, fra i più buoni del mondo ma distribuito veramente a pochi negozi.
Ma torniamo all’espresso. Trinci non ha peli sulla lingua.
«Oggi il mercato italiano è dominato dalla Lavazza, che produce il 55% del fatturato del caffè nostrano. Ma è un prodotto industriale».
Lui invece continua a torrefare in piccole quantità usando legno di acacia. Ma non è solo quello che rende grande la sua miscela. E’ l’attenzione costante alla qualità scelta e importata.
Certo è un prodotto di nicchia, con costo adeguato, Ma del resto, come diceva il grande Nino Manfredi: «Il caffè è un piacere, se non è bono che piacere è?». Era lo slogan della Lavazza? Vabbè, nessuno è perfetto.
Torrefazione Andrea Trinci , via Olanda 18, Buti (Pisa). Tel. 0587 722026.