MILANO – Ecco la sintesi dell’INTERVENTO DEL Professor Amleto d’Amicis (FOTO) al convegno organizzato dall’Ica.
Nel 1993, lo IARC (International Agency for Research on Cancer di Lione) produsse una monografia sulle bevande contenenti caffeina ed altre metilxantine, dove caffè, te e mate furono esaminati nei loro rapporti con i vari siti di cancro e altre patologie.
Sostanzialmente tutte le bevande si rivelarono piuttosto neutre fatta eccezione per alcune incertezze nei confronti di alcuni tipi di cancro, pancreas, rene e vescica in modo particolare.
Dall’inizio secolo a quella data erano stati pubblicati circa 2200 lavori solo sul caffè. Il dato eclatante è che dal 1990 in poi i lavori scientifici solo sul caffè sono stati circa 9400. Una grossa mole di studi in 25 anni che, oltre al cancro, hanno preso in considerazione anche una vasta serie di altre patologie, come le malattie cardiocircolatorie, il diabete, le malattie dell’apparato digerente e fegato, l’osteoporosi, ecc., hanno finalmente chiarito molti aspetti sul caffè, sulla sua natura, sui suoi rapporti con la salute.
Dal punto di vista chimico il caffè è un concentrato di numerosissime sostanze, molte delle quali con attività biologica molto utili per l’organismo e altre che possono avere anche azione farmacologiche se assunte in dosi massicce.
Tra queste la caffeina, la sostanza che caratterizza maggiormente il caffè. E’ una 1,3,7,trimetilxantina che ha un blando effetto stimolante. Il nostro organismo ne può tranquillamente beneficiare se assunta nell’arco della giornata nella dose massima consigliata di 300 mg (circa 5 mg per kg di peso) ma non in unica dose, nel qual caso provocherebbe un effetto farmacologico.
Nelle donne in gravidanza è di 200 mg la dose massima consigliata. Altre sostanze come i polifenoli, acido caffeico, acido clorogenico, melanoidine, ecc hanno un potente effetto antiossidante e anche altre proprietà biologiche positive per l’organismo che sono ancora oggetto di molti studi. Quanto ai rischi paventati per la salute, è stato dimostrato che il caffè non è un fattore di rischio per i tumori.
Molte precedenti osservazioni che erano state prese in considerazione da IARC nel 1993 erano falsate dalla copresenza di altri fattori ambientali e di stile di vita. Gli studi recenti più approfonditi e le numerose metanalisi hanno infine chiarito tale aspetto.
E così il World Cancer Research Fund, entità sovranazionale che sistematicamente rivede la letteratura scientifica sul cancro, ha pubblicato il suo compendio su nutrizione e cancro nel 2007, nel quale non riporta alcuna associazione tra caffè e ogni tipo di cancro.
Sui tre dubbi pregressi esprime il suo parere ritenendo che “è improbabile che il caffè abbia un sostanziale effetto sul rischio di cancro del pancreas o del rene” e sulla vescica si esprime con una “improbabile associazione”.
Anche riguardo al sistema cardiocircolatorio (ipertensione, malattia coronarica, ictus), il caffè non rappresenta un fattore di rischio, sia per quanto riguarda l’insorgenza della malattia sia per la mortalità per causa.
Nel frattempo molti studi hanno dimostrato gli effetti protettivi del caffè nei confronti di numerosi tumori, come quelli del colon, del fegato, dell’endometrio, e altre patologie. Risulta, in maniera convincente, protettivo nei confronti della cirrosi epatica (anche alcolica) e del diabete per il quale il caffè decaffeinato ha un effetto maggiore.
In conclusione, si può tranquillamente affermare che il consumo moderato di caffè per le persone sane non solo non fa male ma può addirittura aiutare a promuovere la salute e stare meglio.
Il caffè può, quindi, avere un ruolo rilevante nell’abituale alimentazione della popolazione.
Qualche cautela è comunque d’obbligo per coloro che non sopportano la caffeina, i quali possono tranquillamente gratificarsi con il caffè decaffeinato o per coloro che hanno avuto esplicite indicazioni mediche.
C’è ancora molto da scoprire sugli effetti del caffè, in particolare sugli effetti dei suoi composti minori.
Molto probabilmente la prossima monografia dello IARC, prevista entro il 2016, relativa alle bevande calde, stimolerà nuove idee di ricerca.
CURRICULUM VITAE DEL RELATORE
Amleto D’Amicis si laurea in Biologia nell’anno accademico 1970-71. Da quella data, con diverse borse di studio, ha potuto frequentare corsi di perfezionamento in Scienza dell’Alimentazione e Nutrizione Umana in Italia, presso l’Università di Roma e l’INN e all’estero, presso le Università di Londra, di Loughborought (UK) e di Glasgow, dove ha dedicato particolare interesse al metabolismo energetico e alla fisiologia della nutrizione.
Dal 1975 è Ricercatore presso l’INN nei Laboratori di Nutrizione Umana fino al 2008 quando lascia l’Istituto con la qualifica di Dirigente di Ricerca. Dagli inizi degli anni 80 si interessa all’Epidemiologia della Nutrizione e a tale scopo segue numerosi corsi di alto livello di Epidemiologia e Biostatistica con enfasi nutrizionale, presso Istituzioni italiane (Istituto Superiore di Sanità) e straniere, in particolare l’INSERM di Parigi, la School of Public Health della State University del Minnesota a Minneapolis-St.Paul (USA) (Master in Nutritional Epidemiology) e la New York State University at Buffalo (NY) Dept of Preventive Medicine.
L’interesse scientifico va dagli aspetti di base della nutrizione, come lo studio del metabolismo energetico e della composizione corporea in vivo nell’uomo, agli aspetti epidemiologici sui rapporti tra alimentazione e salute e in particolare tra stile di vita e stato di nutrizione.
E’ membro di numerosi gruppi di lavoro (LARN, Linee Guida alimentari, Codex, Task Force Italiana contro l’Obesità (TFOI-OMS)), commissioni (Commissione Stili di Vita e Comunicazione del Ministero della Salute, Redattore del Rapporto sullo Stato Sanitario del Paese), e comitati scientifici nazionali e internazionali. E’ membro di Società Scientifiche nazionali ed internazionali, nelle quali ha ricoperto e ricopre anche incarichi nei direttivi.
E’ autore di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali. E’ nel board e referee di riviste scientifiche nazionali e internazionali. Ha diretto l’Unità di Documentazione e Informazione Nutrizionale dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione come Dirigente di Ricerca.
E’ stato tra i responsabili di una vasta indagine sui consumi e i comportamenti alimentari degli italiani ed è stato responsabile di altri numerosi progetti di ricerca nazionali ed europei relativi agli alimenti, stili di vita e loro rapporti con la salute.
Ha dedicato gran parte dell’attività agli studi sui rapporti tra consumo di caffè e salute. E’ stato membro del Comitato nazionale per la Sicurezza Alimentare del Ministero della Salute fino al 2014.
Attualmente svolge attività di docente ed ha lasciato, al 31 dicembre del 2015, la carica di Vicepresidente della Società italiana di Nutrizione Umana (SINU).