MILANO – Mentre è sempre viva l’attesa per il possibile sbarco in Italia – dipendente da lunghe e complesse trattative – Starbucks continua a fare notizia in tutto il mondo. Questa settimana, il colosso americano è balzato all’onore delle cronache, anche di casa di nostra, dopo la notizia, data dal New York Post, della progettata apertura di un mega store “stile” Eataly nel cuore di New York.
Il progetto ricalcherebbe, in parte, il concept del gourmet store italiano, che sorge a New York nel Flatiron District. Ma riprenderebbe, al tempo stesso, anche molti dei caratteri della Starbucks’ Reserve Roastery and Tasting Room (nella foto sopra), che ha aperto i battenti a Seattle nel dicembre di due anni fa.
Secondo l’autorevole quotidiano della Grande Mela, Starbucks, sta passando al pettine alcune delle zone più esclusive di New York City (dove la Sirenetta ha acceso già oltre 220 insegne), alla ricerca di una soluzione all’altezza.
Nel mirino, varie location della Fifth Avenue, compreso il GM Building (noto anche per l’antistante cubo in vetro dell’Apple Store più famoso del mondo), ma anche prestigiosi spazi commerciali nel quartiere di Chelsea e nel Meatpacking District.
Bocche cucite, come sempre, in casa Starbucks. Anche i collaboratori storici per il real estate della catena americana non hanno voluto commentare la notizia o fornire indiscrezioni. Altre fonti riferiscono intanto che, di pari passo con il progetto newyorchese, Starbucks aprirà in patria nuovi Reserve coffee shop nel corso del 2016.
Terrorismo taglia la crescita
Come già riferito il mese scorso, Starbucks ha chiuso il 2015 con risultati positivi, ma non esaltanti e, inferiori, per certi versi, alle aspettative degli analisti.
Mentre in patria alcune delle voci della quarta trimestrale sono state addirittura superiori alle attese si è registrata infatti una performance deludente nel resto del mondo. In particolare in Cina e Asia Pacifico (+5%), nonché in Europa (+6%), dove la crescita al netto degli esercizi aperti negli ultimi 12 mesi è stata uno striminzito +1%.
Un risultato sul quale hanno influito anche gli attentati terroristici di Parigi e il clima di apprensione che essi hanno generato in tutto il vecchio continente. Secondo il coo Kevin Johnson c’è stato un “declino drammatico” del traffico turistico e di consumatori a seguito degli attacchi dello scorso novembre e l’impatto “è stato tangibile”.
Ancora più dirette – tornando in Asia – le conseguenze dell’attentato subito da una caffetteria Starbucks di Giacarta lo scorso mese. L’incidente ha costretto la catena americana a chiudere temporaneamente una cinquantina di locali in Indonesia.
Costa sempre dominante in Uk
Starbucks cresce in terra britannica, ma il divario nei confronti di Costa Coffee appare ancora incolmabile.
Secondo un’infografica (su dati Allegra) recentemente diffusa da Bloomberg, la catena fondata negli anni settanta dai due fratelli italiani Bruno e Sergio Costa, dal 1995 nel firmamento di Whitbread, mantiene il suo dominio assoluto nel mercato di oltremanica e si avvia a tagliare il traguardo dei 2.000 esercizi in patria, contro “solo” 850 esercizi per Starbucks. Il terzo competitor, Caffè Nero, conta 620 locali.
Il mercato Uk delle caffetterie a marchio ha raggiunto l’anno scorso un valore di 3,3 miliardi di sterline o 4,2 miliardi di euro.
Via libera alle donne solo con la barriera
Via libera anche alla clientela femminile nello Starbucks di Riad, dove la scorsa settimana era stato vietato l’accesso alle donne a causa del crollo di uno dei “pannelli di genere”. Il cartello (vedi sotto) con le scritte “Qui le donne non possono entrare” e “Per favore mandate i vostri autisti per ordinare” aveva fatto il giro del mondo suscitando indignazione e sdegno.
A far scattare il disco verde, il ripristino del divisorio all’interno del locale, grazie al quale l’esercizio può tornare al suo funzionamento “normale”.
“Siamo lieti di annunciare che il locale è ora accessibile, da una parte ai clienti uomini e dall’altra a donne famiglie” ha reso noto Starbucks in un comunicato aggiungendo che “Starbucks conta attualmente 78 caffetterie in Arabia Saudita, che servono tutte sia le famiglie che i soli uomini, fatta eccezione per quelle riservate esclusivamente a donne e famiglie”.
Non precisamente una vittoria per la causa dell’uguaglianza di genere …
Dal 2013 in Arabia Saudita, una legge obbliga tutti i negozi e punti di aggregazione a dotarsi di “muri di genere” o ingressi diversi per separare le persone di sesso maschile da quello femminile.
Sono concessi spazi per le famiglie ma i divieti per le donne sole, ovvero non accompagnate dal marito, sono severissimi.