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venerdì 22 Novembre 2024
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L’Ico Report di gennaio: il robusta ai prezzi minimi dal 2010

Arabica ai livelli di due anni fa, mentre si prospetta un raccolto brasiliano potenzialmente da record

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MILANO – Prezzi dei robusta ai minimi degli ultimi cinque anni e mezzo. Indicatore Ico ai livelli più bassi dal gennaio di due anni fa. Export in ripresa, con in prospettiva un nuovo raccolto brasiliano abbondantissimo, forse da record. Questo il quadro delineato in apertura del report Ico per il mese di gennaio, diffuso lunedì pomeriggio.

In evidenza, l’ulteriore arretramento generalizzato degli indicatori, che va inquadrato in un più ampio trend negativo delle materie prime, trascinate al ribasso dal crollo dei prezzi del petrolio e dal rivalutarsi del dollaro.

La moneta americana appare destinata a rafforzarsi ulteriormente durante il 2016, visto l’annuncio di altri 3-4 mini-rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve nel corso dell’anno.

Guardando all’evoluzione quotidiana durante il mese trascorso, l’indicatore giornaliero ha assunto un andamento prevalentemente al ribasso durante le prime due decadi toccando il suo livello minimo il 20 gennaio, a 106,74 centesimi.

Per incontrare un valore più basso bisogna risalire nelle serie storiche sino al 2 gennaio del 2014. L’ultima decade ha riportato l’indicatore sopra la soglia dei 110 cents. Il trend di parziale ripresa si è consolidato a inizio febbraio, ma i prezzi si mantengono tuttora su livelli bassi.

La media mensile dell’indicatore Ico perde intanto il 3,3% e scivola a 110,89 centesimi. Anche in questo caso, per trovare un valore inferiore è necessario tornare a gennaio 2014, quando la media si attestò a 110,75 centesimi.

Di lì a poco iniziò il rally, indotto dalla siccità brasiliana, che portò al picco di 172,88 centesimi, a ottobre dello stesso anno. Colombiani dolci, altri dolci e brasiliani naturali sono in flessione rispettivamente del 3,3%, 2,4% e del 2%, anche in questo caso i livelli minimi da inizio 2014.

Molto più pesante la caduta dei robusta, che arretrano del 5,8% a 74,71 centesimi: il valore più basso da maggio 2010. New York e Londra perdono, nell’ordine, il 2,9% e il 6,2%.

Le cifre dell’export – da noi già commentate a inizio mese – evidenziano un ulteriore incremento dei volumi durante il mese di dicembre, che porta il totale del terzo trimestre 2015 a 26,895 milioni di sacchi, in ripresa del 2,6% rispetto al pari periodo del 2014.

Il contributo decisivo giunge dagli arabica, con tutte le tipologie in crescita, mentre le esportazioni di robusta segnano un calo del 10,1%. Va detto che le esportazioni del Vietnam, pur in flessione rispetto a dicembre 2014, sono in ripresa e hanno toccato, a dicembre 2015, i loro massimi dal marzo scorso.

Gennaio segna un ulteriore calo marginale delle scorte certificate, che si attestano poco al di sopra degli 1,8 milioni di sacchi per New York e ammontano a circa 3,23 milioni di sacchi per la borsa londinese.

L’Ico stima i consumi mondiali nell’anno solare 2014 in 150,2 milioni di sacchi, in crescita dell’1,5% rispetto al 2013. Il tasso di crescita annuo composto per il periodo 2011-2014 è del 2,5%.

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