MILANO – Ancora ribassi sulla piazza newyorchese del caffè, al giro di boa mensile. L’Ice Arabica ha segnato mercoledì nuove perdite marginali (-60 punti sul contratto principale), dopo quelle di martedì (-150 punti) lasciando sul campo negli ultimi due giorni oltre la metà dei guadagni realizzati nella prima seduta settimanale.
Il contratto principale (dicembre), che lunedì era risalito in area 120 centesimi, ha chiuso ieri a 118,10 cents. Chiusura pressoché invariata per la borsa di Londra, che termina la giornata a 1.575 dollari/tonnellata (scadenza novembre).
A mettere nuova pressione sui futures del caffè, i dati della Green Coffee Association (Gca) relativi alle giacenze nei porti americani, che superavano, a fine agosto, i 6,1 milioni di sacchi, in crescita del 4% sul mese precedente e ai massimi dal 2002.
In lieve calo (-6.133 sacchi), invece, le scorte certificate, che si attestano a 2.038.937 sacchi, secondo le statistiche diffuse mercoledì da Ice Arabica. Aumenta inoltre l’entità degli stock nei porti europei, che hanno raggiunto a fine luglio (statistiche Ecf) quota 714.566 tonn, pari a un incremento dell’1,5% sul mese precedente.
In Brasile, le operazioni di raccolta sono prossime alla conclusione e c’è grande aspettativa per le stime produttive delle prossime settimane, a cominciare da quella ufficiale Conab, che verrà diramata il 29 settembre.
La commercializzazione del nuovo raccolto procede a buon ritmo. Secondo l’analista privato Safras&Mercato, già a fine agosto risultava venduto il 44% della produzione 2015/16: un dato in linea con quello dell’anno scorso, ma considerevolmente al di sopra della media storica degli ultimi 5 anni (39%). S&M stima il raccolto di quest’anno in 50,4 milioni di sacchi.
I dati mensili CeCafé confermano intanto un rallentamento dell’export, dopo i volumi record registrati nell’annata di raccolto trascorsa (luglio 2014-giugno 2015), durante la quale il Brasile ha dato fondo alle abbondanti scorte di riporto dalle annate precedenti.
C’è chi ritiene che le vendite del primo produttore mondiale non riusciranno, in questa annata, a stare al passo con il ritmo dell’annata precedente.
Ciò non soltanto in ragione delle minori quantità di prodotto disponibile, ma anche delle peggiorate condizioni economico-finanziarie del paese. Secondo Rodrigo Costa – direttore materie prime di Société Générale a New York – i coltivatori del Brasile potrebbero iniziare a ridurre le vendite.
“Dopo tutto – ha dichiarato Costa in un’intervista – il caffè è un asset in dollari e i produttori tendono a tenere in scorta volumi maggiori in tempi turbolenti come quelli attuali”.
Nel frattempo, i prezzi interni brasiliani continuano a crescere. L’indice CEPEA/ESALQ per arabica tipo 6 (sacchi da 60 kg) ha raggiunto, a metà agosto, quota 482,93 reais (138,57 dollari americani): il livello più alto da febbraio scorso, superiore del 9,77% a quello di metà luglio.
Secondo Cepea, gli attuali livelli di prezzo offrono ai produttori incentivi maggiori a investire nel nuovo raccolto rispetto all’anno scorso o due anni fa, in questo stesso periodo.