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Brescia – Crisi in vetrina: chiudono i negozi, ma reggono i bar

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BRESCIA – Con la crisi perdurante da anni, verrebbe da pensare di dover procedere a ritroso di un po’ per imbattersi in un saldo positivo fra iscrizioni e cessazioni di attività imprenditoriali. La chiusura dei locali ormai, è una realtà sempre più concreta.

E’ sufficiente retrocedere «solo» fino al 2011. Per quanto i dati (dopo l’annus horribilis 2007, che vedeva un bilancio generale negativo per 712 unità), niente abbiano a che fare col «benessere» del primo quinquennio 2000. (di media positivo per 2-3mila nuove imprese).

Chiusura dei locali: l’andamento negli ultimi anni

Il commercio segue sostanzialmente la curva generale. Per cui, l’ultimo trimestre 2011 ha segnato un tasso di crescita annuo dello 0,5% con 127 iscrizioni in più. Ma in calo dello 0,4% (97 attività) sul trimestre precedente.

Peggio il 2012

Con una variazione annua negativa dello 0,3% – 84 esercizi in meno -. Dello 0,2 (51 imprese) nei confronti del terzo trimestre. (elaborazioni a cura dell’ufficio studi e statistica della Camera di Commercio di Brescia).

Nella chiusura dei locali generale, tengono però le attività di alloggio e ristorazione

Queste sono infatti cresciute di 213 unità a fine 2011. Oltre che di quasi altrettante – 208 per la precisione – al 31 dicembre 2012.

«Si affacciano al settore nuove aziende – conferma da Confesercenti Stefano Boni. – ma rileviamo un turn over piuttosto marcato».

Rispetto al passato, per l’avvio di pubblici esercizi (perlopiù bar) sono state abbattute «molte barriere all’ingresso». Ed è dunque più facile, almeno in termini burocratici, cimentarsi nell’impresa. Appetita «dai giovani – prosegue – e dagli stranieri, principalmente cinesi o nord-africani».

Niente di male, certo. «ma l’idea che si tratti di un comparto “facile” rispetto ad altri si rivela spesso illusoria, e molti si vedono costretti ad abbassare la serranda in pochi mesi».

Il trend di crescita del numero di esercizi non è parallelamente confermato da un rialzo dei consumi

Per il commercio «tradizionale», il periodo è nero. «I Comuni non hanno risorse – riflette Fabbio Baitelli, vicedirettore di Confesercenti Bresci. – L’imposizione fiscale è elevata e la contrazione dei consumi inarrestabile».

Il 2012 sembrava promettere bene, in esordio

«ma da aprile a ottobre la situazione si è ribaltata, mostrando segno negativo». Situazione peraltro «oggi già superata. E probabilmente peggiorata. Infatti, le vendite natalizie, per esempio, si sono attestate parecchio al di sotto delle attese».

Quanto all’anno in corso, le prospettive non sono rosee

«Solo da dicembre 2012 a gennaio 2013 – illustra Carlo Massoletti. Presidente di Ascom-Confcommercio. – il Comune di Brescia ha perso 14 ulteriori punti vendita».

Chiudono in particolare «le aziende storiche, strutturate»

Cui si sostituiscono «imprese talvolta non strutturate». Pertanto destinate ad avere vita breve.

Il dato, insomma, non è solo quantitativo, «bensì anche qualitativo. Nuovo e “vecchio” non sempre hanno lo stesso peso». Un’analisi che si confronta con i consumi degli ultimi due mesi, che hanno subito un ulteriore tracollo.

Anticipazione «di un 2013 duro – conclude Massoletti. – Che vede Brescia chiudere il doppio dei negozi rispetto a Milano. In un fenomeno preoccupante e trasversale a tutti i comparti».

 

Fonte: Giornale di Brescia

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