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lunedì 25 Novembre 2024
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Ecco tutti i caffè storici, il cuore della Torino di una volta

Con intelligenza sono stati mantenuti il più possibile come ai tempi della nascita, cosa che purtroppo non è accaduta in altre città del Piemonte dove i caffè storici sono stati trasformati in bar o negozi

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TORINO – In una città come Torino dove si respira un’atmosfera antica e culturale concorrono a dare un’immagine di raffinatezza i molti caffè storici, leggendari punti di ritrovo di personaggi famosi che, tra un caffè, un vermut e un pasticcino ispirarono pagine di storia e di arte.

Con intelligenza sono stati mantenuti il più possibile come ai tempi della nascita, cosa che purtroppo non è accaduta in altre città del Piemonte dove i caffè storici sono stati trasformati in bar o negozi distruggendo strutture architettoniche e arredi d’epoca.

Il più antico è il Cambio aperto nel 1757 di fronte a palazzo Carignano, capolavoro del Guarini, divenuto nel 1848 sede del parlamento Subalpino da cui Cavour usciva con brevi pause per gustare la colazione al caffè con il tacito accordo con il suo segretario che dalla finestra dell’ufficio gli faceva segno di ritornare in caso di necessità.

Ogni volta che si entra nel locale torna alla mente immagini di Camillo Benso che tra specchiere e stucchi, rimasti ancora intatti, gusta il buon cibo come i comuni mortali.

Goloso doveva esserlo davvero Cavour se si recava spesso anche al Bicerin aperto nel 1763 dove ancora ci si inebria col piccolo bicchiere di caffè, crema di latte e cioccolato dopo aver visitato il Santuario della Consolata mischiando felicemente il sacro al profano.

Nel piccolissimo locale, forse il caffè più piccolo esistente, dove tutto è rimasto come una volta fecero tappa anche Dumas, Pellico e Puccini.

Al caffè Fiorio del 1780, affrescato dal Gonin denominato ” Caffè dei Machiavelli” o ” Dei Codini” perché frequentato da clienti di area conservatrice, da nobili e da alti ufficiali in divisa, si recavano Roberto D’Azeglio, Santorre di Santarosa ma anche Friedrich Nietzsche e Cesare Pavese che, grazie alla dolcezza del gelato dimenticavano, per qualche istante, l’uno l’esaltazione della volontà di potenza del super uomo, l’altro la ricerca della realtà interiore e il disagio esistenziale, entrambi abbandonando istinti suicidi.

Il caffè San Carlo aperto nel 1822 nell’omonima piazza definita salotto di Torino e primo locale ad usufruire l’illuminazione a gas, era frequentato da patrioti, intellettuali, dallo scrittore Dumas, dal filosofo Croce ma anche da pittori come Casorati e dai “Sei di Torino” creando un’ambiente in cui si univano varie discipline culturali.

Il 1875 vide l’apertura del caffè Platti (oggi purtroppo chiuso) di Corso Vittorio Emanuele, interessante esempio di stile Liberty, dove spesso Luigi Einaudi sorseggiava il caffè leggendo i giornali e Giovanni Agnelli parlava di calcio; proprio qui fu fondata la Juventus da studenti appassionati di sport.

Il caffè Baratti nato nel 1875 presso la Galleria Subalpina fu restaurato nel 1909 accrescendone l’eleganza con specchi, dorature, stucchi e bronzi di Edoardo Rubino; un ulteriore restauro dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale non creò dissonanze in quanto accuratissimo come l’ultimo conservativo del 2004 che, rispettoso, non ha disturbato l’atmosfera Liberty.

Qui sostarono Mascagni e Gozzano che fu ispirato dai deliziosi pasticcini per la poesia “Le golose” osservando con delicata ironia i diversi comportamenti delle signore che “ritornando bambine, gustavano i dolci, sollevando la veletta, con le dita senza guanto”.

Il caffè Torino del 1903 rappresenta il trionfo dell’Art Nouveau in un arredo di specchi, stucchi, ferro battuto della bella scala sinuosa. Dai tavolini all’aperto si gode la vista di piazza San Carlo e, proprio di fronte, del monumento a Emanuele Filiberto del Marocchetti che il grande Bistolfi considerava il più bel monumento equestre dell‘ottocento.

Il caffè Mulassano aperto nel 1907 elegantissimo nei suoi marmi, decori in bronzo, specchi dorati, sculture lignee, era meta di notabili di Casa Reale e di artisti del teatro Regio che potevano gustare la novità portata dagli Stati Uniti, il tramezzino, termine coniato da D’Annunzio dopo che l’ebbe assaggiato durante una sosta nel piccolo ma splendido locale. Qui erano soliti incontrarsi, Italo Cremona e Giacomo Grosso. Mario Soldati e Giovanni Arpino.

Il caffè Reale, dall’elegante arredo suggestivo e singolare per le vetrine in cui sono esposte preziose porcellane e argenti di Casa Savoia è una tappa obbligata per chi visita il Polo Reale che comprende Galleria Sabauda, Biblioteca, Armeria e il Museo Archeologico.

Giuliana Romano Bussola

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