di Gianpaolo Sarti*
TRIESTE – Bevi che ti passa. Sì perché in tempi di crisi chi brinda sono i bar. Dal 2009 a oggi, in Fvg, i locali sono saliti del 7%. Merito degli incassi: da Trieste a Udine, passando per Gorizia e Pordenone, si spende ogni giorno una media di 1,4 milioni di euro, che nell’arco di un anno vale mezzo miliardo. “Settemila caffè…”, cantava qualcuno.
Per non parlare di spritz o altro. Riti ai quali difficilmente si rinuncia.
Le rilevazioni di InfoCamere, elaborate dal Centro Studi della Camera di Commercio di Udine, sono inequivocabili: i singoli bar attivi (le cosiddette “localizzazioni”, nel linguaggio tecnico) in Fvg, al 31 marzo 2015, raggiungevano le 4.484 unità, di cui 2.229 in provincia di Udine, 823 nel Pordenonese, 892 a Trieste, 540 nell’Isontino.
Rispetto a un anno fa si registra un incremento di 16 nuovi locali, ma nel medio periodo la crescita è ancora più consistente: si passa dalle 4.191 localizzazioni attive di fine 2009 alle attuali 4.484, per arrivare alle +293, cioè a quel +7% complessivo.
Un dato che, tuttavia, ha anche un altro lato della medaglia, come emerge dagli approfondimenti sul tema: l’incremento di queste attività commerciali, viene fatto notare, rappresenta in parte la diretta conseguenza della crisi.
Come dire: chi perde il lavoro si lancia in una nuova avventura imprenditoriale aprendo un bar. Facile a dirlo, ma più difficile a farlo visto che talvolta il tutto si esaurisce nel giro di qualche mese.
Il settore, comunque, è altamente soggetto alla “stagionalità”: nelle più importanti aree turistiche della regione, come Grado e Lignano ad esempio, la presenza di locali riflette l’offerta turistica e quindi condiziona in una certa misura la consistenza del comparto.
«Il bar – rileva il vicepresidente vicario e responsabile Turismo di Confcommercio Udine Carlo Dall’Ava – è da sempre un comparto imprenditoriale dinamico. Un fenomeno che va interpretato secondo una duplice chiave di lettura, ovvero in termini di vitalità imprenditoriale, ma anche di fragilità», puntualizza.
«Quando il turnover è costituito da un elevato numero di imprese che aprono e, al contempo, da un altrettanto elevato numero di imprese che cessano – viene evidenziato – non si possono non rilevare anche le implicazioni negative di tali dinamiche». La forza lavoro ha numeri di peso: 10mila gli addetti, quasi 4.700 a Udine, 2.100 circa a Pordenone, quasi 2.000 a Trieste, 1.100 a Gorizia.
L’indagine di InfoCamere è anche un’occasione per tastare il polso dei “comportamenti al bancone”, se così si può dire, del consumatore. In Italia, a differenza di ciò che avviene in altri Paesi europei, si considera la qualità, e non il prezzo, come elemento trainante nelle ordinazioni.
È quanto si legge nel “Manuale di Business del Bar”, realizzato da Fipe e Confcommercio nell’ambito della collana “Le Bussole”, presentata a Udine nel ristorante Là di Moret alla presenza del direttore generale di Fipe Marcello Fiore, del responsabile Ufficio Studi Fipe Luciano Sbraga e del responsabile Politiche per lo sviluppo di Confcommercio Fabio Fulvio.
Si sceglie il bar per un fattore di comodità, naturalmente: si va a bere il caffè o un bicchiere nel locale più vicino per l’80% dei consumatori e solo il 5,6% guarda al portafoglio.