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Gelato: fu Leonardo da Vinci che inventò la prima macchina del freddo

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MILANO – Il produttore di gelati Sammontana ha finanziato l’inedita realizzazione della prima “macchina del freddo” progettata da Leonardo, scoperta in un sorprendente disegno databile 1492, interpretato per la prima volta dal Museo Ideale Leonardo Da Vinci.

Questo prototipo, perfettamente funzionante e a dimensioni reali, è stato esposto in via eccezionale e in anteprima mondiale presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano durante l’Expo.

Nella cornice rinascimentale che sta attorno alla nascita del gelato nel 1559 a Firenze, dove si accentua l’uso di bevande e dolci freddi, che si inserisce l’interesse alla produzione del freddo di un illustre personaggio toscano.

Si tratta di Leonardo da Vinci che ha dedicato parte dei suoi studi proprio a questa tecnologia. Tra i testi e le tavole lasciati in eredità del Genio Toscano, è stato infatti ritrovato un disegno autografo databile 1492 che rappresenta una macchina per produrre artificialmente il freddo.

Mantici che soffiano

Nel disegno si evince la spiegazione del principio di funzionamento della macchina che Leonardo chiarisce con un semplice paragone, ovvero la similitudine tra il “sommo caldo”, prodotto dai “razzi” di uno specchio concavo che si concentrano in un punto, e il “sommo freddo”, prodotto dai soffi di molti mantici, ovvero dei molti beccucci di un grande mantice, concentrati verso un unico punto: un contenitore da refrigerare.

Non sappiamo se questa favolosa macchina fu mai realizzata. Di certo Leonardo la progetta quando si trova a Milano alla corte degli Sforza per i quali organizzava feste di corte.

Probabilmente avrebbe voluto produrre il ghiaccio e forse l’avrebbe utilizzata per raffreddare bevande, sorbetti e dolci freddi e per prolungare la durata del ghiaccio da utilizzare nei rinfrescatoi di mense e banchetti.

E’ proprio per celebrare il legame del gelato con il periodo rinascimentale e rendere merito alla straordinaria figura di Leonardo Da Vinci che l’azienda Toscana ha promosso e sponsorizzato, nel 2015 l’anno di EXPO, la realizzazione della macchina del freddo Leonardesca, espressione perfetta del metodo tecnologico di Leonardo e in grado di sintetizzare la testimonianza del collegamento tra alimentazione, scienza ed arte.

Il sostegno alla produzione della macchina leonardesca non è comunque la prima sponsorizzazione culturale intrapresa dall’azienda, già nel 2012 – infatti – Sammontana contribuisce al restauro illuminotecnico e alla valorizzazione della Grotta Grande di Boboli, capolavoro rinascimentale di Bernardo Buontalenti “l’inventore del gelato moderno” e della pubblicazione della monografia a lui dedicata “Bernardo Buontalenti e la Grotta Grande di Boboli”, a cui venne allegata la monografia della Storia di Sammontana.

La macchina del freddo di Leonardo

È stato Leonardo Da Vinci a progettare la prima “macchina del freddo” della storia: la notizia è sorprendente e potrebbe lasciare increduli se non si trattasse di una scoperta documentata scientificamente e con dati certi.

È quanto risulta da un disegno sicuramente autografo di Leonardo databile 1492, individuato e interpretato da Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale Leonardo Da Vinci. Ed è stato possibile realizzarne un inedito modello funzionante a grandezza naturale, con il sostegno di Sammontana Italia, azienda nata e operante nei dintorni della città natale di Leonardo, tra Vinci ed Empoli.

Fra archeologia, storia e leggenda, antichissime sono la cultura del freddo e la moda del ghiaccio e della neve, per il benessere e il piacere, per rinfrescare le bevande e conservare gli alimenti.

Tuttavia non si hanno notizie di macchine per produrre il freddo o il ghiaccio, ma solo di espedienti basati sulla conservazione, l’evaporazione e la ventilazione naturale o manuale.
Nella vita quotidiana delle corti del Rinascimento si accentua l’uso di bevande fredde, con rinfrescatoi, fontane da tavola e “mescitrici”; Leonardo stesso studia e progetta “fonti a termine” zampillanti, ispirate a quelle ellenistiche di Erone di Alessandria, riprese pure dagli ingegneri senesi del Quattrocento.

Nel caso di questa macchina per produrre artificialmente il freddo, Leonardo fornisce un disegno schematico e una spiegazione teorica per analogia in contrappunto.

Il disegno con la spiegazione in dettaglio

Troviamo disegno e spiegazione nel dettaglio di un foglio di cm 21×15 del Ms. A (databile alla metà del primo periodo milanese di Leonardo, circa 1492) che Napoleone farà trafugare dalla Biblioteca Ambrosiana. E che, dopo la caduta del suo impero, sarà “dimenticato” a Parigi con altri manoscritti oggi conservati presso l’Institut de France.

Leonardo inizia enunciando i due principi generali in merito alle origini del freddo: per privazione di calore e “per movimento d’aria”. La spiegazione teorica di Leonardo si fonda su un semplice paragone. Ovvero sulla similitudine tra il “sommo caldo”, prodotto dai “razzi” di uno specchio concavo che si concentrano in un punto e il “sommo freddo”, prodotto dai soffi di molti mantici. Ovvero dei molti beccucci di un grande mantice, concentrati verso un unico punto: un contenitore da refrigerare.

In base al disegno e al testo del foglio 20r e ai dati di studi ed esperimenti in altre carte di Leonardo, si è giunti a definire le caratteristiche. E anche la forma e il funzionamento della macchina del freddo. Che era composta da un grande mantice circolare a tre camere d’aria, realizzato in cuoio (“corame”). Con 18 beccucci nella cavità circolare al centro e il piccolo argano a due manovelle che consente di azionare il mantice grazie a tre contrappesi.

Nel foglio 15v dello stesso Ms. A, Leonardo disegna la forma a parallelepipedo del peso che esercita la pressione sul mantice. E indica la maniera per calcolare il carico necessario a comprimerlo; nel rapporto fra le dimensioni del “boccuccio” e del vuoto all’interno di tutto il mantice.

Forse non fu mai realizzata

Ma ci si chiede in quali occasioni e per quali scopi fu utilizzata questa “macchina del freddo”. Per raffreddare bevande sicuramente, e magari per i sorbetti e i dolci freddi. E per prolungare la durata del ghiaccio da introdurre nei rinfrescatoi sulle mense e nei banchetti. Certo Leonardo la progetta quando si trova nella Milano degli Sforza e organizza feste di corte.

Certo non era facile produrre il “sommo freddo” e magari ghiaccio con un marchingegno come questa “macchina del freddo”. Che tuttavia rappresenta una sintesi mentale del metodo tecnologico di Leonardo.

Il modello realizzato è un lavoro originale di arte-scienza che ingloba al centro una scultura come segno di sublimazione. Rilevante in senso estetico, concettuale e simbolico: una metafora del ghiaccio pietrificato.

Consideriamo Leonardo il maggior protagonista di un’avanguardia antica: il Rinascimento. Fondamentale è il dialogo tra la sua opera e le esperienze più originali e innovative dell’arte contemporanea; al centro della sua “macchina del freddo” trova un’ideale collocazione una forma emblematica. Che nasce nel presente dal profilo aureo di un ritratto disegnato da Leonardo: idea, linea e materia in metamorfosi.

Leonardo Da Vinci
“Macchina del freddo”, modello in cuoio, legno, metalli, corda, pietra
cm 176 (h) x 113 x 118
Interpretazione di Alessandro Vezzosi, con la collaborazione di Agnese Sabato
Promossa e finanziata da Sammontana Italia
Realizzata dal Museo Ideale Leonardo Da Vinci con Studio M di Andrea Martelli

 

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