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lunedì 25 Novembre 2024
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Così l’Honduras è diventato il sesto produttore mondiale

Politiche statali e cooperazione allo sviluppo hanno contribuito alla forte crescita dei raccolti degli ultimi anni

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Il fatto non sarà passato inosservato ai nostri lettori più attenti. Secondo il report semestrale Usda sulla produzione e il commercio mondiale di caffè, di cui abbiamo riportato i dati salienti nel nostro numero di lunedì, l’Honduras scalerà, il prossimo anno, ulteriori posizioni nel gotha dei paesi produttori, con un raccolto che raggiungerà i 5,9 milioni di sacchi (tutti di arabica).

Oltre a consolidare la sua leadership regionale, la nazione centro americana salirà ancora un gradino nella graduatoria mondiale collocandosi al 6° posto, dietro all’Etiopia e davanti all’India.

Un risultato ancora più significativo, se consideriamo che circa 80 mila ettari di coltivazioni (quasi un terzo delle superfici produttive) sono stati colpiti dalla ruggine del caffè e di questi ben 22 mila sono andati totalmente distrutti.

Da oltre vent’anni, l’Istituto del caffè dell’Honduras (Ihcafé) promuove la diffusione di varietà resistenti (Lempira e Parainema). Gli arbusti a rischio sono quelli più vecchi o le cultivar tradizionali, molto pregiate, ma anche più vulnerabili.

Per i primi si sta cercando, compatibilmente con le disponibilità finanziarie, di accelerare il processo di rinnovo. Per le seconde sono fondamentali le strategie di riduzione del rischio fitosanitario, che possono dare buoni risultati se opportunamente implementate.

A tale scopo, il Ministero dell’agricoltura ha messo a punto – in collaborazione con Ihcafé, il Servizio nazionale di meteorologia e l’Organizzazione internazionale regionale per la sanità agricola e zootecnica – un servizio di early warning, che aggiorna tempestivamente i produttori sui livelli di infestazione e raccomanda le migliori misure preventive.

Il caffè rimane il più importante prodotto agricolo dell’Honduras e una delle massimi voci dell’export di questo paese. La filiera impiega 2 milioni di persone (su una popolazione di 7,6 milioni di abitanti). La coltura è diffusa in 15 dei 18 distretti e in 210 comuni su 298. Ben il 60% delle superfici si concentra nella fascia altimetrica compresa tra i 1.200 e i 1.600 metri s.l.m. e un ulteriore 23% tra i 900 e i 1.200 m.

In virtù del programma di rinnovo colturale in atto da alcuni anni a questa parte, l’estensione delle superfici coltivate e produttive è destinata ad ampliarsi nelle campagne a venire.

Allo stesso modo cresce la quota dei caffè speciali sul totale della produzione, grazie all’impegno di Ihcafé, che ha definito 6 distinte “regioni del caffè”, ciascuna contraddistinta da specifiche caratteristiche organolettiche, tipiche delle rispettive produzioni.

Già nel 2005, l’Honduras ha ottenuto il primo riconoscimento di una denominazione di origine per il Caffè di Marcala (dipartimento di La Paz), preludio alla nascita del marchio collettivo “Honduran Western Coffees” (HWC).

I migliori caffè onduregni devono molto del loro prestigio sui mercati internazionali anche al concorso Cup of Excellence giunto alla sua XII edizione.

Un ulteriore, importante, contributo è giunto dalle varie certificazioni equosolidali/sostenibili (UTZ, FLO, Rainforest). Usda, infine, sta portando avanti in Honduras, assieme alla ong TechnoServe, il suo più importante progetto di cooperazione nel settore del caffè.

Molto esteso il campo di intervento, che abbraccia l’intera filiera e coinvolge 5 dipartimenti, nei quali si concentra il 60% della produzione nazionale.

Le politiche governative sono coordinate dal Consiglio nazionale del caffè (Cnc), massima autorità di settore, istituita all’alba del nuovo millennio.

Ihcafé, privatizzata in pari tempo nel 2000, è il braccio operativo nel Cnc e dà rappresentanza, ai propri vertici, ad associazioni e organizzazioni dei produttori e dell’universo cooperativo.

Tra le sue priorità strategiche: produzione e produttività, qualità, promozione, diversificazione, finanziamento ai coltivatori di caffè.

Ihcafé emana direttive e raccomanda buone prassi per l’intera filiera. Regola inoltre il commercio del caffè occupandosi anche del rilascio dei permessi di esportazione.

Nei primi anni duemila, la Legge per il rilancio finanziario del settore del caffè ha istituito un contributo obbligatorio per sacco di caffè, che viene trattenuto e versato dai commercianti o gli esportatori. Esso va a finanziare progetti e interventi di Ihcafé e del Fondo nazionale del caffè.

Il gettito consente di rifinanziare le linee di credito per i produttori, manutenere le infrastrutture (in particolare le strade nelle aree montane), finanziare il reimpianto degli arbusti e l’acquisto dei fertilizzanti, realizzare programmi a supporto dei piccoli produttori.

Oltre a collaborare con scuole e università, Ihcafé ha creato la Scuola superiore del caffè, il Centro nazionale per la qualità, centri di ricerca e formazione e una scuola per assaggiatori.

Grazie alla collaborazione con TechnoServe , l’Istituto mette i suoi cup taster al servizio dei piccoli produttori, consentendo a questi ultimi di ottenere una precisa valutazione organolettica e qualitativa del proprio caffè.

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