Tornano a scendere i corsi del caffè. Nella seduta di venerdì dell’Ice Futures US, il contratto principale (scadenza maggio) ha perso ulteriori 240 punti chiudendo a 129,80 cents per libbra, non lontano dal minimo degli ultimi 13 mesi, di 128,80 cents, raggiunto il 3 marzo.
Ma l’andamento reale dei prezzi sui mercati, appare in una certa misura, diverso e disgiunto da quello delle borse, sul cui comportamento incidono soprattutto i giochi della finanza e della grande industria. Anche per questo è ipotizzabile sin d’ora una ripresa delle quotazioni, con un rimbalzo dai minimi recenti.
Così Enrico Venuti (nella FOTO a sinistra con Edy Bieker nel laboratorio di Trieste della società), presidente di Sandalj Trading Co., in un’intervista concessa all’agenzia di stampa mondiale Reuters, di cui citiamo i passaggi salienti.
“Il trend ribassista dei prezzi in atto a New York è un semplice gioco delle società finanziarie, che speculano su tutte le materie prime, ma il mercato del fisico è da tempo al di fuori di questi giochi” spiega Venuti nell’intervista.
“Le borse servono solo agli speculatori e alla grande industria, ma non al mercato dei caffè speciali.”.
“Io stesso mi chiedo come sia possibile – mentre le stime per il 2016 indicano un forte calo produttivo, nonché a fronte di consumi in forte crescita – che i prezzi dei mercati a termine possano essere in calo. È pura speculazione”.
“Per questo credo che il trend presto si invertirà e che assisteremo a una ripresa dei prezzi”.
“Volendo comprare qualsiasi caffè di alta qualità dal Brasile, dalla Colombia, dal centro America o dall’Etiopia, i differenziali sono elevati rispetto al 2014”.
L’export di miscele espresso italiane è cresciuto fortemente, ha detto ancora Venuti citando cifre dell’Istat (Istituto nazionale di statistica).
Da esse risulta che le vendite all’estero di caffè torrefatto hanno raggiunto nel 2013, ultimo anno per il quale le statistiche sono disponibili, 2,9 milioni di sacchi, ossia un incremento del 10,23% rispetto al 2012.
Principale mercato, l’Unione Europea, che conta per circa il 60% delle esportazioni, mentre il rimanente 40% ha preso la via principalmente di Usa, Australia, Russia e Canada.
“Gli incrementi più rilevanti si sono avuti in Cina, Corea del Sud, Israele e Giappone”, ha concluso Venuti.