MILANO – È recentissima la notizia che ha sancito la nuova partnership tra due organizzazioni chiave quando si parla agli addetti ai lavori del settore caffeicolo: la Specialty Coffee Association (SCA) e il Coffee Quality Institute (CQI), collaboreranno in sinergia per garantire un’offerta formativa che sia migliore e più accessibile per tutti gli operatori di questa industria. Un’evoluzione che però ha lasciato un po’ spiazzati molti professionisti, che deve essere necessariamente spiegata o almeno commentata: la voce di riferimento in questo caso è Alberto Polojac, coordinatore nazionale SCA Italy, Q Instructor per CQI, nonché a capo di Imperator, primo in-contry partner italiano selezionato proprio dal CQI e direttore della Bloom Coffee School, struttura presso la quale si sono svolti i primi corsi Q Arabica in lingua italiana.
Polojac, un primo commento a caldo sia come coordinatore Sca Italy e poi come unico certificatore in Italia per il CQI
“È arrivato abbastanza tutto all’improvviso ed è quindi un po’ difficile commentare, ma inizierei dicendo che le novità sono sempre da prendere in maniera positiva. Probabilmente come tempistiche e modalità, si poteva affrontare la cosa in maniera migliore e i trainer, i membri di entrambe le organizzazioni avrebbero potuto essere informati con maggiore anticipo. Quando abbiamo letto l’annuncio il 25 aprile, data un po’ simbolica, abbiamo potuto soltanto prenderne atto.
Mi permetto di dire una cosa: il Coffee Value Assessment (CVA), per quanto possa essere un buon sistema di valutazione, rispetto al cupping ha seguito uno sviluppo diverso. Quest’ultimo infatti, quando è stato creato negli anni ’80, diventando ufficiale nel 2004 con il Protocol, è partito da basi diverse: c’è stata condivisione da parte di un gruppo di lavoro, un’accettazione avvenuta nel tempo. Nel caso del CVA questo percorso graduale non c’è stato e per quanto un sistema possa essere valido, non dovrebbe prescindere dal confronto con chi lo utilizza senza che risulti invece un’imposizione dall’alto.”
Polojac, ma cosa cambierà, cosa resterà uguale?
“Non si sa cosa ne sarà del protocollo Q Arabica e Q Robusta, ma solo che ci sarà una nuova figura, ovvero quella del Q grader evoluto. Ci sono dei requisiti ulteriori per diventare instructor, che sono disponibili sul sito della SCA e includono la certificazione CVA, un Q Arabica o Robusta valido e il conseguimento del Sensory skills professional. Esiste un Fast track per poter richiedere di essere abilitato come trainer, una volta portati a termine questi step.
I pro di questa fusione? Ci sarà un’unica piattaforma per quanto riguarda l’accesso alla formazione, superando il duo polio di SCA e CQI, anche se si incorrerà nel rischio di tutti i monopoli, ovvero la mancanza di un vero confronto. Questa integrazione del Coffee Value Assessment, diventerà probabilmente il nuovo ordine di valutazione del caffè. È un fatto che lascia un po’ l’amaro, perché non nasce da un vero e proprio dialogo, o da una richiesta specifica da parte dei professionisti del settore.”
Ma fin qui che reazioni ha raccolto?
Polojac: “Ho passato il ponte del 25 aprile a cercare di rispondere alle richieste, ai dubbi delle persone. Il piano per ora resta questo: è possibile o frequentare l’Evolved Q Grader Lycence, oppure il classico percorso del CQI con 6 giorni di test. Per chi ha già la licenza, è sufficiente integrarlo con il Fast track.
Da parte mia posso dire che il programma di CQI ha acquisito una certa credibilità nel tempo, attraverso l’ascolto e la comunicazione aperta con i membri coinvolti, e questo è sinonimo della qualità dello stesso percorso formativo. Diventare instructor non era una strada facile, e la riconoscibilità a livello internazionale di questi titoli, non è da sottovalutare ancora adesso.
Parliamo di un percorso che prima si svolgeva in 6 giorni e che ora si riduce a due: va da sé che si rischia di svalutare un po’ la parte formativa professionale. Certo, il costo sarà anche minore.”
Ma per voi primo in-contry partner, cosa cambierà?
“Sarà da capire per noi che siamo stati il primo partner italiano selezionato da CQI com in-contry, che cosa significherà questa collaborazione. È parte del programma dei caffè certificati come CQI e non se ne sta però ancora parlando: la sensazione è che potrebbe giungere al termine. Questo passaggio determinerà un cambiamento, ma ancora non so bene di che tipo. La rapidità, senza preavviso, non mi permette di formulare una risposta completa.”