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martedì 22 Aprile 2025
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Francesco, è il pontefice che ha cambiato il rapporto con la gente davanti a una tazzina di caffè e un mattino a Saint-Gilles, Bruxelles…

Scrive Gianluigi Goi: “In questi tempi tanto travagliati, in cui lo spettro nucleare è persino esibito, il richiamo del caffè della fraternità (nobile concetto che unisce a tutto tondo sia il mondo laico che quello cristiano) e della solidarietà di papa Francesco, in un microcosmo specchio della multiforme realtà contemporanea, apre il cuore alla speranza. L’augurio è che il mondo del caffè, nella sua interezza, continui ad interpretare al meglio il ruolo di strumento e facilitatore sociale sia della fraternità che delle emozioni. Come è successo, al più alto livello a Bruxelles, nel centro cittadino: “ma vicino alle periferie, quelle esistenziali”

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MILANO – È un legame molto forte quello che ha unito papa Francesco al mondo del caffè. Il primo “pontefice del Sud Globale” era particolarmente sensibile alle diseguaglianze economiche, presenti anche lungo la filiera del caffè, e fortemente critico rispetto a un modello economico-alimentare che “conosce il prezzo di tutto e il valore di niente” – come papa Francesco scrisse nella prefazione a un libro di Carlo Petrini e Gaël Giraud, prendendo a prestito una celebre frase di Oscar Wilde.

Da buon argentino, Francesco amava naturalmente il mate – bevanda nazionale del suo paese – ma era anche estimatore e intenditore di caffè, nelle sue diverse preparazioni.

Prediligeva l’espresso, ma non disdegnava l’infuso di moka, che preparava lui stesso alla mattina e che offriva, a volte, ai suoi ospiti a Casa Santa Marta e alle stesse guardie svizzere, in indimenticabili momenti di incontro e condivisione.

Il caffè preferito, definito “il migliore del mondo”? Quello della Costa Rica, come ebbe modo di dire più volte.

Quando apprezzava una miscela, Francesco prendeva carta e penna per ringraziare personalmente, il torrefattore che l’aveva prodotta

Come fece scrivendo a Rosario Marchese, proprietario della storica torrefazione palermitana Stagnitta. O, ancora, al titolare del bar Beccuti di Torino, di cui apprezzò il caffè portatogli in dono da don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e del Gruppo Abele.

Spontaneità e semplicità – due aspetti caratteriali che hanno segnato il pontificato di papa Francesco – si riflettevano in fuori programma quotidiani che stravolgevano gli stereotipi della solennità papale. Come quello – in occasione di uno dei suoi ultimi viaggi (in Lussemburgo) – di andare a bere un caffè al bar con i propri collaboratori in un locale nei pressi della Casa Arcivescovile del Granducato.

E di soffermarsi a chiacchierare e degustare la tazzina di espresso servita al banco, come un qualsiasi cliente.

Ci piace concludere questa breve galleria di ricordi, con le parole di Gianluigi Goi – autore anche dell’articolo di cui potete leggere qui sotto un estratto, articolo che sarebbe stato normalmente l’apertura di oggi e di cui trovate qui il link per una lettura completa. Un articolo che illumina ancora meglio il pontificato di Francesco alle prese con il caffè.

papa francesco bruxelles
Papa Francesco nella parrocchia di Saint-Gilles a Bruxelles (immagine concessa)

Parlando della visita del pontefice nel quartiere popolare di Saint-Gilles, a Bruxelles – dove, ogni giorno, la locale parrocchia offre il cosiddetto “Caffè del Mattino” ai meno abbienti, che bussano alla sua porta – Goi scriveva, lo scorso ottobre: “In questi tempi tanto travagliati, in cui lo spettro nucleare è persino esibito, il richiamo del caffè della fraternità (nobile concetto che unisce a tutto tondo sia il mondo laico che quello cristiano) e della solidarietà di papa Francesco, in un microcosmo specchio della multiforme realtà contemporanea, apre il cuore alla speranza.

L’augurio è che il mondo del caffè, nella sua interezza, continui ad interpretare al meglio il ruolo di strumento e facilitatore sociale sia della fraternità che delle emozioni. Come è successo, al più alto livello a Bruxelles, nel centro cittadino: “ma vicino alle periferie, quelle esistenziali”.

Un augurio al quale vogliamo unirci anche noi di Comunicaffè.

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