lunedì 23 Dicembre 2024
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E LAVAZZA SI È MOSSA – Il caso studio fu avviato dal Centro di Ricerca Rifiuti Zero del Comune di Capannori sulle capsule del caffè

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Lavazza ha presentato nei giorni scorsi a Milano la prima capsula compostabile e quindi una volta usata da conferire nel bidoncino dell’umido.

È il risultato più clamoroso che a fronte di un lavoro di ricerca di Lavazza e di Novamont (la capsula è realizzata con bioplastiche di “terza generazione”) esalta il primo step mosso dal Centro di Ricerca Rifiuti Zero del Comune di Capannori che nel gennaio 2011 dopo aver “confezionato” una “caso studio” sulle capsule non riciclabili – trovate in gran quantità nel sacco dell’indifferenziato in quanto non aventi alternativa allo smaltimento – scrisse a Lavazza definendo quelle capsule un “errore di progettazione” da superare gradualmente e magari di farlo in modo collaborativo.

Fu così che Lavazza rispose alla lettera invitando il Centro di Ricerca Rifiuti Zero all’ innovation center di Torino dove oltre ai responsabili dell’azienda confluirono anche i responsabili di AIIPA, il settore di Confindustria che si occupa del prodotto alimentare.

Da allora è partito un lavoro a due livelli coinvolgente l’industria del settore, in costante crescita nonostante la crisi, il Centro di Ricerca Rifiuti Zero ed anche designers titolari di brevetti che in varie occasioni hanno interpellato il Centro stesso per sottoporre alla sua attenzione soluzioni sostenibili; il caso delle capsule riutilizzabili 300 volte oppure il caso delle “compresse” e altri casi.

Questo percorso ha effettivamente messo in moto un canale virtuoso che ha portato sul piano istituzionale ad una comunicazione del CONAI (Consorzio Nazionale degli Imballaggi) dell’ottobre 2014 a classificare le capsule del caffè quali “imballaggio” e conferibili dal 1 gennaio 2015 (fino ad allora non era possibile conferirle nella plastica anche in presenza di tentativi “volenterosi” di separarle dal fondo del caffè) alla condizione di dotare i consumatori di appropriata strumentazione per separare il caffè esausto dai contenitori e di una appropriata campagna di comunicazione in merito alle nuove modalità.

Ora la mossa di Lavazza che riconoscendo il valore positivo dello “stimolo” iniziale esercitato dal Centro di Ricerca Rifiuti Zero definisce la propria nuova capsula quale “Capsula Zero Waste” promotrice di un “modello circolare” alternativo al modello fin qui seguito dell’ usa e spreca (modello lineare).

Di più: il Centro di Ricerca Rifiuti Zero nel frattempo dello svolgimento del percorso di sensibilizzazione che ha avuto sviluppi internazionali ha anche testato con successo la possibilità di produrre funghi dai fondi del caffè dando vita ad uno “spin off” aziendale avviato nel dicembre 2014, dopo un esilarante “progetto pilota” in una scuola di Capannori condotto insieme ai bambini, che ha portato alla costituzione di “Funghi Espresso“, premiata su 180 aziende dalla Regione Toscana per il suo alto tasso di innovazione che rappresenterà la Regione all’expo 2015.

Al momento, inoltre, il Centro di Ricerca Rifiuti Zero sta svolgendo un’opera di collaborazione con il CNR di Perugia sia per testare la biodegradabilità di plastiche da acido polilattico relative ai contenitori di “compresse” monoporzionate di caffè, sia per identificare la composizione chimico fisica del substrato di caffè derivante dalla coltivazione dei funghi pleorotus ostreatus e quindi per verificare il valore agronomico degli stessi per un loro vantaggioso reinserimento nei ciclo agricolo.

Ora sarà importante capire come si muoverà tutta l’industria del settore del caffè monoporzionato per capire se l’usa e spreca verrà davvero lasciato al passato.

Per questo a breve sarà di notevole importanza avere un nuovo incontro con AIIPA per saggiare i nuovi indirizzi intrapresi dai maggiori brand. Si può, infine, anche a fronte di sviluppi da valutare in corso d’opera, affermare che la storia iniziata dal Centro di Ricerca Rifiuti Zero rappresenta senz’altro una storia di empowering di una “semplice” comunità come quella di Capannori, primo comune italiano ad adottare la Strategia Rifiuti Zero ed in particolare del movimento Rifiuti Zero che con pochi mezzi economici ma con grande passione e competenza è riuscita in modo significativo a coinvolgere la responsabilità estesa dei produttori contribuendo in modo importante a preparare l’avvento di soluzioni innovative e sostenibili.

Rossano Ercolini
Direttore del Centro di Ricerca Rifiuti Zero del Comune di Capannori
Presidente di Zero Waste Italy e di Zero Waste Europe

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