L’Associazione Caffè Trieste spiega i motivi per cui il prezzo della tazzina al bar sta aumentando sempre di più. I rincari, secondo l’Associazione, sono necessari per mantenere la qualità del rito dell’espresso in Italia. Leggiamo di seguito il comunicato stampa dell’organizzazione.
Il motivo dei rincari della tazzina in Italia secondo l’Associazione Caffè Trieste
TRIESTE – “Negli ultimi tempi si parla molto del rincaro del costo della tazzina al bar, sostenendo anche che tutti i locali debbano tenere lo stesso prezzo al pubblico, senza alcuna distinzione di qualità tra caffè – e servizio – molto diversi tra loro.
Il caffè, come sappiamo, è una commodity, ovvero una merce valutata in Borsa – a New York e a Londra – e tra le più scambiate. Qui viene decretato il costo della materia prima, o caffè crudo, che negli ultimi due anni ha continuato a salire.
Nel solo 2024 il prezzo medio del caffè è cresciuto del 70%. Nei primi 40 giorni del 2025 ha superato ogni livello precedente, aumentando per più del 30%, e superando l’asticella dei 440US$c/libbra, ovvero più del doppio dei 186.75US$c/libbra del gennaio 2024.
I motivi sono da ricercare, nei Paesi d’origine, nelle perduranti condizioni climatiche sfavorevoli alle colture come il caffè; in Europa, alle incipienti stringenti normative anti-deforestazione; ma anche alla speculazione finanziaria che queste situazioni di incertezza permettono, specie con buffer stocks ai minimi storici.
A questo si aggiungono – ed è un elenco non esaustivo – i paralleli rincari dei trasporti marittimi, l’allungamento dei tempi degli stessi che espongono gli importatori a ulteriori costi finanziari, il rafforzamento del dollaro nei confronti dell’euro, l’aumento dei costi dell’energia, dei carburanti e dei materiali d’imballo; eventi che hanno posto in seria difficoltà il settore del caffè in senso lato.
Questa perdurante crisi mette in pericolo l’esistenza stessa dello storico settore del caffè in Italia, che rappresenta decine di migliaia di posti di lavoro, tra diretti e indiretti, come pure un fiore all’occhiello del Made in Italy nel mondo.
Non sono solo i margini dei torrefattori a essersi ridotti in modo drammatico, ma anche quelli di altri settori della filiera. Gli importatori di caffè crudo, gli spedizionieri e chi si occupa di logistica, come pure i produttori di attrezzature e macchinari, si sono trovati a dover fronteggiare una situazione dove gran parte della liquidità viene indirizzata all’acquisto della materia prima, ormai carissima, e non permette di investire nello sviluppo delle aziende, mettendole così potenzialmente a rischio.
Se i motivi scatenanti sono la diminuzione della produzione agricola nei Paesi d’origine, che chiedono più valore a fronte di minori quantità (con buona – e giusta – soddisfazione dei milioni di produttori), e l’aumento di consumo anche in Paesi che storicamente consumavano tè e altre bevande, è difficile prevedere un ritorno a livelli accettabili per l’industria di trasformazione.
Questi aumenti, che finora sono stati assorbiti dalla filiera, ora si presentano al consumatore finale. Ma la volontà dell’industria italiana è senza dubbio quella di mantenere alta la qualità media dei caffè bevuti, continuando a dare al consumatore un prodotto di qualità e valorizzato in modo equo. Il caffè dunque rimarrà sempre buono, benché il prezzo ne risulti forse un po’ più amaro”.
La scheda sintetica dell’Associazione Caffè Trieste
L’Associazione Caffè Trieste è un sodalizio che dal 1891 riunisce le aziende della lunga filiera del caffè operanti a Trieste, ma non solo: dalla logistica alla trasformazione (torrefazioni e decaffeinizzazione), dai crudisti agli spedizionieri, dalle scuole di formazione ai caffè storici, dai produttori di packaging a quelli di macchine e attrezzature, dalla comunicazione ai servizi.