FIRENZE – Erano presenti operatori di settore, ristoratori e giornalisti alla conferenza stampa che venerdì 21 febbraio ha visto Sandro e Samuele Bonacchi lanciare il nuovo progetto di caffè di terroir e il nuovo brand presso l’Accademia del caffè espresso di Fiesole. L’appuntamento ha consentito ai partecipanti di approfondire il parallelismo fra i due mondi agricoli del vino e del caffè attraverso il racconto della botanica, dei territori, delle tecniche di coltivazione e raccolta dei frutti, dei processi di lavorazione e trasformazione.
Il nuovo progetto di caffè di terroir di Fratelli Bonacchi
È l’introduzione di parole come terroir, bouquet aromatico o cru che crea il collegamento. Per entrambe le realtà si può parlare di vitigno o varietà (nel caso del caffè) a cui si aggiunge il lavoro di trasformazione fatto dall’uomo: la vinificazione o la tostatura. Il processo di lavorazione resta una parte determinante del risultato in tazzina proprio come lo è per il calice del vino. Tra caffè e vino le fasi della degustazione in fondo sono simili: esame visivo, olfattivo e gustativo.
È emersa l’importanza di seguire tutta la filiera del caffè, dal seme alla tazza, per rimettere al centro la storia delle persone che lo lavorano nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità, in modo etico, buono e socialmente responsabile. “Il torrefattore ha sempre rivendicato il ruolo d’onore nella filiera di produzione – racconta Sandro Bonacchi – dimenticando l’importanza della parte agricola e botanica, della materia prima che resta ancora pressoché sconosciuta a baristi, ristoratori e consumatori”.
Il caffesperto ha messo l’attenzione sui territori e sui metodi di lavorazione come genesi di un nuovo corso. Al centro del modello le fattorie con i propri uomini, le varietà, l’altitudine, il microclima e gli altri fattori, tutti determinanti: “Il flavore, ovvero l’insieme delle percezioni organolettiche di aromi, gusti e corpo, è rappresentativo di un terroir quando l’uomo non prevarica ma si armonizza con un territorio e il suo varietale, ne è al servizio. Ecco il concetto di gentilezza agricola: l’espressione di studio, ricerca, prove, assaggi, passione, umiltà per arrivare a tazze di caffe con un’identità precisa, rappresentative davvero di un terroir”.
All’appuntamento sono intervenuti anche Daniela Ciampoli, designer e Marco Marseglia, professore universitario, che hanno spiegato come hanno trasferito il concetto di terroir nel nuovo logo: “Con questo lavoro abbiamo cercato di racchiudere visivamente l’essenza, la ricchezza e l’autenticità. L’irregolarità del lettering evoca una storia che viene da lontano, richiama la morfologia variegata dei territori d’origine, la diversità delle persone che seguono con cura ogni fase della produzione e la biodiversità. La calligrafia del payoff ne sottolinea con decisione l’autenticità dei prodotti mentre il cerchio, anch’esso volutamente irregolare, racchiude il processo che rende ogni caffè unico e si pone come una vera e propria finestra sulle origini”.