lunedì 24 Febbraio 2025
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World bartender day: ecco la storia della professione dalla civiltà greca ad oggi, 24/02

Il bartender, spesso anche proprietario della locanda, si occupava della gestione, produzione e servizio finale ai clienti. Questi locali, situati in passato lungo le rotte di viaggiatori e mercanti, nel corso della storia hanno subito un'evoluzione straordinaria: da ambienti esclusivi e costosi a luoghi d’incontro accessibili a persone di ogni classe sociale e generazione

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MILANO – Il bartender, più comunemente noto come barman, è una figura versatile che si presta al servizio di chi esce per godersi un drink in compagnia. C’è chi va dritto al punto e ordina il proprio cocktail senza esitazioni, chi si affida ai suoi consigli per scegliere cosa bere e chi, indeciso, lascia carta bianca con un semplice “fai tu”.

Il barman non è solo un esperto nella preparazione dei drink, ma anche una presenza carismatica dietro il bancone. Spesso osservato con curiosità dai clienti, il suo lavoro diventa quasi uno spettacolo, mentre miscelando gli ingredienti dà vita al cocktail richiesto.

Il 24 febbraio si celebra il World bartender day, una professione le cui origini risalgono a molti secoli fa, più precisamente alle civiltà greca e romana. Nei tempi antichi, chi si occupava di servire da bere non era solo un semplice dispensatore di bevande, ma aveva un ruolo ben più significativo nella società.

Il bartender, spesso anche proprietario della locanda, si occupava della gestione, produzione e servizio finale ai clienti. Questi locali, situati in passato lungo le rotte di viaggiatori e mercanti, nel corso della storia hanno subito un’evoluzione straordinaria: da ambienti esclusivi e costosi a luoghi d’incontro accessibili a persone di ogni classe sociale e generazione.

Anche la figura di colui che sta dietro al bancone si è trasformata nel tempo e un contributo fondamentale a questa evoluzione è stato dato da Jerry Thomas, considerato il primo grande bartender.

Grazie a lui, il mestiere ha acquisito una nuova dimensione, diventando un’esperienza d’intrattenimento e una carriera ambita e ricercata. “Essere un bartender non significa solo servire drink, ma creare connessioni e momenti indimenticabili con i propri clienti attraverso l’arte della mixology. Durante il World bartender day, celebriamo la passione, la creatività e la dedizione che i bartender mettono ogni giorno nel loro lavoro. Ogni cocktail racconta una storia e un’emozione da condividere con gli amici al bar. Un brindisi a tutti i colleghi che, con maestria e impegno, rendono speciale ogni serata dietro al bancone”, ha affermato Alberto Birollo, drinksetter di Anthology by Mavolo.

Negli ultimi anni l’arte del bartending e della mixology hanno raggiunto livelli senza precedenti. L’interesse dei consumatori per i drink è ai massimi storici e, grazie all’accesso a prodotti esclusivi e di nicchia, unito all’uscita continua di nuove proposte, la figura del barman ha acquisito un valore prestigioso.

Inoltre, la storia millenaria di questa professione l’ha resa una delle figure più carismatiche della società moderna. Nel corso del tempo, il suo ruolo ha subito l’evoluzione delle antiche tradizioni, adattandosi ai cambiamenti culturali e sociali senza perdere il suo charme. Ecco quindi le 10 curiosità meno note su questa misteriosa quanto affascinante professione:

1. Le origini: il lavoro di barista nasce tra il 700 e il 500 a.C., in un periodo in cui venivano serviti perlopiù vino e birra artigianale. I primi bartender, spesso proprietari di locande o birrerie, erano esperti nella preparazione di bevande alcoliche e gestivano anche i luoghi di ritrovo della comunità.

2. L’affermazione della professione: nel XV secolo, in Europa, la professione iniziò a essere più accettata e ben pagata, soprattutto in Francia, Germania, Irlanda e Inghilterra, diventando ben presto un lavoro d’élite tanto da essere considerato uno dei più remunerativi dell’epoca.

3. Le prime novità: nel 1832, la legge Pioneer Inn and Tavern legalizzò le taverne negli Stati Uniti, permettendo la vendita di alcolici anche a chi non pernottava. Prima di questa legge, i clienti dovevano sempre affittare una stanza per consumare alcolici. Con l’approvazione della legge, le taverne si trasformarono in luoghi di ritrovo sociali, ampliando la loro clientela e diventando spazi conviviali per la comunità.

4. Il manuale: nel 1862, Jerry Thomas, considerato il padre della mixology, pubblicò “The Bon Vivant’s Companion”, il primissimo libro di cocktail che è ancora in stampa oggi. Questo libro divenne la guida essenziale per il bartending per i successivi 100 anni.

5. La clandestinità: durante il proibizionismo (1920-1933), che vietava la produzione, vendita e consumo di alcol negli Stati Uniti, nacque una delle pratiche più audaci e clandestine della storia: la distillazione illegale di alcol nota come “moonshine”. Questo termine, che significa letteralmente “chiaro di luna”, richiama l’operazione di creazione dell’alcol durante la notte per fuggire dagli occhi indiscreti delle autorità.

6. La nascita della mixology: al termine del periodo del proibizionismo l’arte del cocktail conobbe un periodo di grande fioritura, offrendo numerose opportunità a baristi di talento. Tra i protagonisti di questa rinascita c’era Ernest Raymond Beaumont Gantt, noto con lo pseudonimo Donn Beach e considerato uno dei padri della mixology e l’inventore del cocktail Tiki.

7. Le scuole di formazione: dopo il 1933 il cocktail bar ha ripreso vita in modo più strutturato e le scuole di bartender sono emerse per rispondere alla crescente domanda di professionisti qualificati in un settore in rapida espansione. Un’affermazione che ha portato alla nascita di nuove figure professionali; come ad esempio i drinksetter di Anthology by Mavolo, detti anche “spirit specialist”: si tratta di ex bartender con un’importante esperienza nel settore che, grazie alle loro competenze e conoscenze approfondite, collaborano strettamente con la rete di vendita per potenziarla ulteriormente, contribuendo quotidianamente alla valorizzazione del portfolio di prodotti esclusivi.

8. L’associazione internazionale ufficiale: nel 1951 nasce l’International Bartender Association a Torquay, Regno Unito, un’organizzazione professionale che rappresenta i bartender di tutto il mondo. Il suo obiettivo è la promozione della cultura del beverage. Oggi è un punto di riferimento per tutti i barman del mondo e l’organo che ufficializza i cocktail classici, creando un catalogo che viene aggiornato negli anni.

9. Gli strumenti: Uno dei fatti più strani e affascinanti legati alla storia dei cocktail è che i primi shaker utilizzati dai bartender avevano la forma di un pinguino, un dettaglio che ancora oggi sorprende e diverte molti appassionati di drink e storia del bartending.

10. I cocktail moderni: il famoso drink Bellini, oggi uno dei cocktail più iconici e conosciuti al mondo, è stato creato dal bartender Giuseppe Cipriani. La leggenda vuole che Cipriani abbia deciso di chiamarlo così perché il colore rosato del cocktail gli ricordava la tonalità della toga indossata da un santo ritratto in un dipinto del celebre artista rinascimentale Giovanni Bellini.

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