CoffeeandLucas comunicatore social del caffè di qualità, che spinge da anni attraverso i suoi canali in diverse occasioni e modalità, anche uscendo dalla sua zona di riferimento, sfociando nel food e negli abbinamenti, decide di rispondere a REPORT di Rai 3 analizzando la situazione del caffè in Italia a 360°. Già attivo in questo suo percorso di divulgazione, quando si parlava veramente poco di specialty e di cultura del caffè.
“Ho letto tanti punti di vista. Alcuni anche molto interessanti. Ma ho notato che poche persone, dopo la trasmissione di REPORT, hanno messo in risalto alcuni aspetti che proverò ad analizzare. Credo di poter avere una certa voce in capitolo perché nel 2014 io c’ero“.
Back to 2014
Nel 2014 l’illuminazione. Con la puntata “Espresso nel caffè” REPORT segnò, a livello mainstream, un prima e un dopo.
Benché la trasmissione fosse opinabile sotto molti punti di vista (cosa che non di rado, nelle loro inchieste a tesi, capita durante le puntate di Report) quel reportage illuminò molte persone.
Compreso il sottoscritto, che dedicò i mesi e gli anni successivi alla causa del caffè di qualità.
Uscì un documentario che co-diressi (2017) dove gran parte dei protagonisti furono gli stessi dell’inchiesta di Report. E tante altre cose successero.
La realtà è cambiata. E non di poco.
L’immobilismo di REPORT
Report ha dedicato negli anni 3 puntate al caffè: nel 2014, nel 2019 e quest’ultima del 2024.
Le puntate sono state seguite sempre dallo stesso giornalista, Bernardo Iovene, con a seguito, a parte rare eccezioni, gli stessi esperti. Già questo di per sé rappresenta, per me,
un grosso punto debole. Dal 2014 sono cambiate molte cose e in questo mondo è entrata o si è affermata gente, lavorativamente parlando, di tutto rispetto.
Inserire nuove voci e punti di vista sarebbe stato utile. Sempre rimanendo in tempi ed esigenze televisive che, quando si è in prime time su una rete nazionale, devono essere per forza di cose seguite (o inseguite?).
Vedere questo immobilismo di Report sia nell’approccio che nei protagonisti ricorda davvero molto da vicino l’immobilismo che si vede in certa politica in Italia.
“L’altro giorno pensavo stessero facendo vedere la replica della puntata di dieci anni fa” mi ha detto un mio amico proprio mentre stavo scrivendo questo pezzo.
Classismo e caffè
Veniamo a un capitolo spinoso ma che se nel 2014 era passabile nel 2024 inizia a diventare quantomeno discutibile.
Non trovate sia un po’ classista dall’alto di un (probabilmente) più che discreto 730 andare a giudicare il lavoro di persone che si svegliano all’alba e devono combattere con i clienti?
Voi che lavorate dietro a un banco tutti i giorni sapete benissimo cosa intendo. Sgombriamo il campo dagli equivoci. La pulizia delle attrezzature e una corretta estrazione del caffè non è solo auspicabile ma dovrebbe essere la normalità.
Ma c’è una sottile linea tra questo aspetto e non capire la complessità e la profondità di questioni che non possono essere archiviate solo con un “non sai nulla, vatti a formare
perché per lavorare qua dietro dovresti fare corsi e formazione”.
Corsi e formazione che sono importanti ma che, oltre a costare non poco, spesso non interessano a certi datori di lavoro. Corsi sui quali forse andrebbe aperto un altro capitolo.
Ecco perché fare una fotocopia nel 2024 della trasmissione del 2014 mi è suonato così stonato.
Anche nei confronti delle persone messe un po’ alla gogna durante la trasmissione. Ok, i meme sono molto belli, ma vi sentite davvero così tanto più intelligenti a prendere in giro una persona che da 30/40 anni alza la serranda del locale all’alba e lavora a testa bassa?
S
oprattutto gente che non lo ha mai fatto nella propria vita.
Che poi diciamocela tutta. Vogliamo giustamente difendere i diritti dei farmer dall’altra parte del mondo ma poi ce la prendiamo, nel “nostro” mondo, con l’ultima ruota del carro che, probabilmente nella maggioranza dei casi, ha molte meno colpe di quante vogliamo addosargliene. Facile sparare sul barista.
La battuta scappa ed è scappata a tutti però dai dopo dieci anni evolviamo un pochino nel nostro pensiero per favore.
Che poi tra l’altro credo sia ora di parlare di quello che secondo me è un grandissimo equivoco”.
Tra bar e caffetteria
CoffeeandLucas: “Davvero pretendiamo di avere dei sommelier del caffè dietro il bancone di bar che assomigliano più a una catena di montaggio? Posti dove i clienti vogliono il caffè in due secondi e dove, palesemente, non gliene frega nulla di cosa stanno ingurgitando?
Ci sono caffetterie specialty che quando sono leggermente ingolfate e con la coda non hanno il tempo di farti nessun racconto.
Certo se dovessi chiedere informazioni al/alla barista probabilmente saprà cosa ti sta servendo ma quella persona, super incasinata in quel momento, non ti guarderà con grandissima simpatia.
E noi davvero pensiamo che questo story telling possa avvenire in posti dove il caffè è solo una scusa per venderti altri servizi?
Cerchiamo di essere realisti. Perché io dopo oltre 10 anni alcune idee ho dovuto rivederle.
Sono partito anch’io con delle convinzioni. Poi mi sono scontrato con la vita reale. Ho parlato con i torrefattori. Ho parlato con i baristi. Quei baristi che stanno dietro al banco.
Molti dei quali (e questo è un altro tema che nessuno ha mai voluto affrontare) dopo un grande innamoramento per il caffè hanno scoperto anche il rovescio della medaglia e questo ambiente lo hanno mollato. Quei baristi che se gli vai a chiedere a telecamere spente un semplice “come stai?” uscirebbero fuori cose che altro che la trasmissione di REPORT dell’altra sera. Per carità va dato anche atto a molti altri imprenditori e imprenditrici che nel 2024 (e sarà così anche il prossimo anno) continueranno a investire in maniera sana in un sistema Italia che tutto fa meno che aiutarli.
Il punto è questo. Come nella ristorazione ci sono locali e locali e come nell’abbigliamento c’è alta moda, artigianato popolare e fast fashion anche nel caffè ci sono Bar e Caffetterie specializzate (semplificheremo così).
Potremmo discutere se sia giusto che esista in tutti questi ambiti l’alternativa cheap e poco sostenibile ma questo è un altro discorso ancora.
Far finta di mettere insieme attività che non c’entrano e non c’entreranno mai nulla tra loro vuol dire voler essere miopi. Anche all’estero è così.
Anche in città piene di specialty come Copenaghen, Berlino (e potrei continuare) mediamente è più facile trovare delle caffetterie specializzate ma vi assicuro che si beve (e ho bevuto) un sacco di immondizia uscita da macchine poco pulite utilizzate da operatori che della materia prima e delle giuste pratiche sapevano poco o nulla anche in queste città virtuose. Questa è la realtà.”
Ma quindi è tutto perfetto?
CoffeandLucas continua: “Assolutamente no. Certe pratiche devono migliorare assolutamente. Parliamo in certi casi di HCCP praticamente.
Ma è un argomento che va trattato in modo progressivo. Ci stiamo scontrando con un aspetto che fa parte della cultura del nostro paese. La trasmissione sapete che effetto sortirà?
Per qualche settimana clienti a cui probabilmente non è mai fregato nulla del caffè romperanno le scatole a baristi sommersi dalla solita orda di comande. Mentre nelle caffetterie specialty i clienti abituali verranno a prendersi il caffè e diranno “oh ma allora avete ragione voi ad essere così rompiscatole!” (scena vista con i miei occhi).
Certamente una grande responsabilità ce l’hanno anche alcune torrefazioni che con un occhio danno il caffè e con l’altro fanno finta di non vedere.
Le risposte date da alcuni esponenti durante il programma sono state oggettivamente irricevibili. Non ci sono dubbi.
Ma non ce ne sono neanche sul fatto che se sulla materia caffè c’è un sacco di disinformazione e confusione, spesso proprio questa disinformazione e confusione viene alimentata da personalità interne a questo mondo che prendono strade quantomeno discutibili e molto contraddittorie.
Bisogna capire quando arriva il momento di dire “forse ho un conflitto di interessi”. Un po’ di sana autocritica non farebbe male anche dentro al nostro ambiente”.
Ma quindi fa tutto schifo?
CoffeeandLucas aggiunge: “Qui veniamo al capitolo per me più dolente della trasmissione. Davvero dopo 10 anni non siamo riusciti a far vedere qualche esempio virtuoso in più della caffetteria mostrata (penso a quel punto fossero le 23) quasi a fine segmento della parte dedicata al caffè?
Da questo punto di vista la puntata del 2019 era stata di una qualità indiscutibilmente migliore perché, alle solite (e giuste) critiche, aveva fatto seguire una panoramica di quanto di buono stesse succedendo nel nostro paese.
Probabilmente far vedere questi aspetti più positivi fa meno audience rispetto a del materiale critico col quale poter montare ad hoc anche qualche reel acchiappa like e flame su Instagram.
Sarebbe però stato davvero interessante far vedere facce nuove, imprese nuove e giovani. Mostrare un mondo che esiste e che giornalmente sta contribuendo a un cambiamento non di poco conto.
La puntate del 2014 fu rilevante perché all’epoca, a parte poche mosche bianche, mancava proprio la scelta per il consumatore finale. Oggi quella scelta, almeno nelle grandi città (ma non solo) c’è.
Hanno aperto moltissimi posti. Caffetterie ma anche tante pasticcerie, ristoranti e gelaterie che hanno iniziato a offrire un prodotto di qualità. Bere caffè più consapevole ora non è più un’impresa, anche in Italia.
Se ne stanno accorgendo anche nel tanto amato estero che dipingiamo come un mondo perfetto.
Qualche anno fa invece tutto era relegato a pochissimi posti (o all’acquisto online). Certo sparare su Napoli e sui baristi è più facile vero?”
“Inchiodati alle abitudini (Lavori utili)
Col sole o coi fulmini (Legami futili)
Ammaccati come vecchi pugili (Legumi il lunedì)
Perché gli ultimi saranno gli ultimi (Mutui per ruderi)
Mangiamo scatolette, guidiamo scatolette, viviamo in scatolette (A trenta subdoli)
Forza, che oggi è lunedì”
(Marracash)
CoffeeandLucas