ROMA – I dati congiunturali pubblicati sul sito del Centro Studi Fipe tratteggiano una situazione nel nostro paese in cui coesistono luci (la dinamicità degli occupati e la risalita delle retribuzioni) e qualche ombra come, ad esempio, la faticosa ripresa dei consumi delle famiglie, al netto di una dinamica dei prezzi che nel 2024 è tornata su livelli contenuti (nei primi 9 mesi dell’anno l’indice generale segna +0,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
Ma dal punto di vista delle famiglie il rallentamento dell’inflazione non si traduce in una riduzione dei prezzi, perché gli aumenti dovuti ai rincari dei due anni precedenti sono oramai incorporati nei prezzi di beni e servizi.
Inoltre, al netto del trend contenuto dell’indice generale, occorre anche valutare la dinamica dei prezzi nei singoli comparti e il loro peso nel paniere di prodotti e servizi acquistati dalle famiglie. In tal senso, a fronte di una diminuzione dei prezzi delle spese per abitazione e utilities, nel corso del 2024 si registrano aumenti superiori alla media per beni e servizi (da quelli alimentari ai trasporti) che hanno un impatto significativo sui budget familiari.
Se dunque è senz’altro una buona notizia che l’inflazione si stia assestando su livelli più sostenibili, è altrettanto vero che il fardello fin qui accumulato continua a pesare sui bilanci delle famiglie.
L’aumento dei prezzi nel biennio 2022-2023
Nel biennio 2022-2023, la dinamica dei prezzi ha toccato livelli che mai erano stati raggiunti in un lungo arco temporale, con l’inflazione generale che su base annua ha segnato nel 2022 un incremento del +8,1%, mentre nel 2023 l’incremento è stato del
+5,7%.
Dopo anni di bassa inflazione, in qualche caso addirittura negativa, era nelle attese che i prezzi riprendessero a salire ma non certamente con l’intensità registrata.
Delle cause si è ampiamente parlato, tuttavia ancora non è chiaro quale sia stato il mix di fattori – dalle difficoltà registrate nelle catene globali del valore, alle strozzature nella logistica, alla speculazione – all’origine dei rialzi.
Con riferimento ai singoli beni e servizi l’inflazione è stata trainata, soprattutto nel 2022, dal rialzo dei prodotti energetici, i cui prezzi sono aumentati nel biennio del +40,2% sul 2021 (come combinazione del +35% osservato nel 2022 e del +3,9% del 2023).
Significativo è anche l’incremento osservato nel comparto dei beni alimentari (+20,1% nel 2023 sul 2021).
Tra i servizi, si registra un aumento superiore alla media negli alloggi (+24,5%), mentre nei trasporti i rincari sono stati del +13,7%. Nello stesso periodo la ristorazione ha mosso i listini al di sotto del tasso di inflazione generale (+11,1%).
L’impatto sulle famiglie
Qual è stato il costo sulle famiglie italiane della sola componente prezzi negli ultimi due anni? L’analisi mostra che l’inflazione è costata complessivamente più di 237 miliardi di euro, cifra che rappresenta circa il 10% della spesa per consumi nei due anni. Ciò significa circa 9.000 euro a famiglia.
A pesare è stato soprattutto il rincaro dei beni energetici e delle spese per l’abitazione che nei due anni hanno determinato un surplus di spesa che vale da solo 156 miliardi di euro, ovvero circa il 27,4% della spesa delle famiglie (circa 6.100 euro a nucleo familiare). Non è così difficile capire da dove sono arrivati i cd. extra profitti che le grandi compagnie energetiche hanno realizzato nel corso di questi ultimi anni.
Anche i rincari dei prodotti alimentari hanno pesato significativamente sulle tasche delle famiglie: si tratta di circa 45 miliardi di euro, pari al 12,9% della spesa delle famiglie nel biennio (quasi 1.800 euro per nucleo familiare) per questa tipologia di beni. Supera i mille euro a famiglia il costo dei soli rincari del comparto dei trasporti, quantificabile in valore assoluto in oltre 30 miliardi di euro.
Per quanto riguarda la ristorazione, l’aumento dei prezzi è costato 472 euro per famiglia (circa 12 miliardi di euro la cifra complessiva). In termini di incidenza, l’incremento vale il 6,9% della spesa, valore ben al di sotto della media riferita al complesso dei consumi. Nell’ambito della spesa per servizi turistici non è stato così per l’alloggio dove l’incidenza del costo dovuto al solo aumento dei prezzi sul totale della spesa arriva al 13,1%.
La tabella riporta in dettaglio il costo dell’inflazione per singola voce di spesa evidenziando l’importanza della tenuta del potere d’acquisto delle famiglie per sostenere i consumi nell’anno in corso e in quelli che seguiranno.