MILANO – Il confronto fra le trimestrali di Starbucks e Luckin Coffee è sotto certi versi impietoso. La più grande catena di caffetterie del mondo ha concluso i 3 mesi al 30 settembre con ricavi in calo del 3%, a 9,1 miliardi, e con una flessione delle vendite a parità di perimetro del 7%. Luckin ha visto lievitare i suoi ricavi del 41%, a 1,4 miliardi di dollari, con un incremento del 32% dell’utile netto, pari a 182 milioni di dollari.
Tornando a Starbucks, l’ultima trimestrale è stata la terza consecutiva in territorio negativo: vista la mala parata, il colosso di Seattle aveva provveduto già la scorsa estate a giubilare, a un solo anno dall’entrata in carica, il ceo Laxman Narasimhan sostituendolo con Brian Niccol, già amministratore delegato di Taco Bell e Chipotle.
A frenare il motore della crescita è stato innanzitutto il mercato nord americano, sul quale Starbucks realizza il 70% del suo business.
Qui, lo scontrino medio è aumentato del 4%, ma il traffico nei negozi ha segnato il passo a parità di perimetro, con una flessione del 10%, che ha determinato un calo delle vendite del 6%. In Cina – secondo mercato di Starbucks, dopo il nord America – i ricavi sono cresciuti del 6%, a 780 milioni.
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