Pause caffè anche da 40 minuti più volte nell’arco della giornata. Questo è quanto emerso dall’attività di un investigatore privato che ha scoperto, e fatto licenziare, un lavoratore dipendente. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul quotidiano Il Corriere della Sera.
I fatti
MILANO – Un dipendente della nettezza urbana con compiti dirigenziali è stato fatto licenziare da un investigatore privato perché, come riporta Il Corriere della Sera, “sorpreso costantemente in luoghi pubblici e per tempi irragionevoli a degustare consumazioni e chiacchierare con i colleghi”. Il virgolettato è della Corte di Cassazione che, il 24 ottobre scorso, ha confermato la sentenza di appello. E respinto il ricorso del lavoratore che aveva contestato la validità delle indagini affidate al detective. La vicenda è riportata dal sito dello Studio legale Cataldi.
Stando alle ricostruzioni dell’investigatore privato, l’uomo, non autorizzato, si sarebbe più volte recato al bar in orario di lavoro insieme a due colleghi, “concedendosi pause anche di quasi un’ora”, non registrate nei fogli presenza che sarebbero stati ritoccati.
La Corte ha sottolineato come sia da “escludere che la determinazione del tempo e della durata della pausa di riposo — da non confondere con i momenti di soddisfazione delle necessità fisiologiche — sia rimessa all’arbitrio del lavoratore”.
In virtù di ciò, il provvedimento sanzionatorio è stato ritenuto congruo anche per il fatto che il dipendente aveva importanti compiti dirigenziali e di coordinamento. Inoltre riporta il Corriere “vederlo costantemente in luoghi pubblici e per tempi irragionevoli a degustare consumazioni e chiacchierare con i colleghi avrebbe nociuto al decoro aziendale e all’immagine che si crea nella cittadinanza”.
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