giovedì 16 Gennaio 2025

Nicola Panzani, IMA Coffee, la compostabilità delle capsule: “Ancora lontana dalla qualità paragonabile all’alluminio”

Panzani: "Tutto dipenderà dalla qualità dei materiali che si troveranno in futuro. Vincerà alla fine quello che garantisce la qualità e la sostenibilità più adeguate. La carta può essere l’opzione giusta, a patto che raggiunga ottimi livelli e a quel punto potrebbe essere un buon concorrente dell’alluminio."

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MILANO – Nicola Panzani, amministratore delegato presso IMA Coffee Petroncini & Sales Director per IMA Coffee, è una guida d’eccezione nel mondo del confezionamento monodose del caffè, che sempre più sta guardando verso nuove soluzioni che siano sostenibili per l’ambiente, senza però rinunciare alla bontà della tazzina finale (aspetto che il consumatore considera ancora molto).

Panzani, si parla sempre di più di capsule compostabili al 100% (l’ultimo grande nome è Nespresso): a che punto siamo realmente in termini di fattibilità?

“Sul tema della compostabilità esistono attualmente sul mercato numerose soluzioni basate su diversi materiali, dalla carta al PLA per quanto riguarda il piano industriale. I livelli di qualità sono differenti: alcune sono più performanti di altre.

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La sfida che stiamo affrontando ancora oggi come player, è trovare un buon compromesso tra il risultato finale e la barriera d’ossigeno e quella contro l’umidità. In particolare quest’ultima pone delle criticità: la capsula deve degradarsi in determinate tempistiche e l’umidità è un buon alleato per lo sviluppo rapido di questo processo, tuttavia essa rappresenta una minaccia alla qualità della bevanda erogata.

Si deve poi trovare il modo per reggere la pressione senza intaccare ciò che poi si andrà ad assaggiare. Ci sono sempre ulteriori sviluppi, ma siamo ancora lontani dal livello ottenuto con la capsula in alluminio. E difficilmente si arriverà allo stesso punto, ma si dovrà fare una scelta di compromesso.”

La carta garantisce la qualità in tazza? Che garanzie dà di barriera per l’ossigeno?

“La barriera all’ossigeno è abbastanza garantita: ci sono diverse aziende che hanno studiato e stanno lanciando delle soluzioni di questo tipo. La qualità, come abbiamo anticipato prima, è ancora una questione lontana a certi livelli, ovvero paragonabili alle capsule in alluminio.”

La compostabilità industriale non è però quella domestica

“Il compostaggio a casa oggi rappresenta ancora una nicchia, perché per poterlo fare si deve possedere una compostiera e in città è una pratica ancora meno diffusa. Il compostaggio home ha dall’altra parte un aspetto interessante da considerare: la facilità di decomposizione del materiale, che è la grande sfida da cogliere a livello industriale.

Con dei tempi di degradazione nelle compostiere industriali molto lunghi, l’obiettivo è quello di ridurli per rendere questi materiali anche più accettabili dalle strutture stesse che si occupano dello smaltimento.

Un’altra nota dolente infatti è che in Europa esiste una grande frammentazione nello sviluppo di queste infrastrutture: in Italia siamo già molto avanti, ma in altri Paesi non c’è la stessa disponibilità.

E non è previsto che ci sarà un’omogeneità nell’ambito del materiale di compostaggio delle capsule. È una questione demandata alla scelta dei singoli Stati.”

Cosa richiedono i produttori di capsule oggi e cosa i consumatori?

“La nostra percezione è che il consumatore abbia sempre maggiore sensibilità rispetto alla compostabilità, tuttavia non è disposto a spendere di più a parità di qualità in tazza. Si è favorevoli ai prodotti sostenibili, ma è soltanto una nicchia ad assumersi il carico di un costo più alto.

Produttori, torrefattori e costruttori di macchine come noi, dobbiamo essere sempre allineati ai nuovi trend di mercato, com’è il caso di IMA, che con l’ausilio di laboratori di analisi chimica e dei materiali dà un riscontro sulla processabilità in macchina e sulla qualità all’altezza delle necessità del consumatore.

Si devono sviluppare materiali compostabili su diverse piattaforme, non solo su base carta, che preservino la qualità del prodotto nel tempo e in tazza. Parallelamente si dovrà continuare a lavorare sugli altri materiali come l’alluminio e la plastica in modo che siano riciclati e raccolti separatamente. Inoltre, per aumentare la shelf life delle capsule compostabili, si potrebbe ragionare su un imballo secondario che però ha delle controindicazioni sempre in termini di smaltimento e sostenibilità.”

Quali sono le strade future di questo mercato, cosa sta facendo IMA?

“E’ un mercato che ha dimostrato negli anni di sapersi evolvere con cambiamenti tecnologici rapidi e importanti. Siamo quindi fiduciosi nelle potenzialità e in nuovi sviluppi: il monodose è passato in breve tempo dalla plastica all’alluminio e ora si guarda verso nuovi materiali.

L’industria ha dimostrato grandi competenze nel creare nuove soluzioni e produzioni. Ci sono tanti sforzi in atto e siamo sicuri che troveremo il giusto compromesso fornendo prodotti di qualità, compostabili o gestiti con sistemi di riciclo corretti.”

Come sarà, a regime, la percentuale carta su alluminio?

“Tutto dipenderà dalla qualità dei materiali che si troveranno in futuro. Vincerà alla fine quello che garantisce la qualità e la sostenibilità più adeguate. La carta può essere l’opzione giusta, a patto che raggiunga ottimi livelli e a quel punto potrebbe essere un buon concorrente dell’alluminio.

Dirlo oggi però è un po’ complesso. Ma l’ingresso di grandi player con la carta come Nespresso e JDE, sarà un forte driver che spinge il trend di mercato. Ma ci vogliono prodotti all’altezza della richiesta del consumatore.”

All’estero sono più avanti nella ricerca di nuove soluzioni rispetto alle aziende italiane?

“In Italia siamo un’eccellenza nel settore del caffè a livello mondiale, dai produttori di materiali per capsule, quelli di macchine, ai torrefattori: c’è grande dinamismo nella ricerca di soluzioni che non ha niente da invidiare alle aziende straniere.”

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