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martedì 05 Novembre 2024
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Arianna Mingardi, presidente dell’Associazione caffè Trieste e Omar Zidarich, numero uno del Gruppo italiano torrefattori: interventi autorevoli sull’EUDR

Mingardi: "Ricordiamo che la maggiorparte di noi non produce monorigine, ma miscele che possono partire da 2-3 origini e arrivare sino a nove. Quindi dobbiamo cambiare gusto, il nostro know-how, tutto quello che abbiamo fatto fin qui?"

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MILANO – A Triestespresso una partenza già calda, con il convegno inaugurale “EUDR: siamo veramente pronti all’entrata del nuovo Regolamento europeo?” Chiarimenti sulla Regolazione Europea per un Caffè senza Deforestazione. Tra i relatori che si sono espressi su questo punto, Arianna Mingardi, eletta di recente presidente dell’Associazione Caffè Trieste, insieme al presidente del Gruppo italiano torrefattori caffè, Omar Zidarich.

Mingardi: “Il problema riguarda tutta la filiera, a partire proprio dai Paesi Produttori.”

“Come Associazione abbiamo incontrato una delegazione dalla Colombia, che stava proprio valutando questo problema. Ci hanno detto di non essere pronti.

Come loro altri Paesi d’origine potrebbero decidere di non adeguarsi al nuovo regolamento che ricordiamo, non riguarda soltanto le aziende europee che importano in UE ma anche quelle non europee che si rivolgono a questo mercato.

Ci sono produttori più pronti e hanno già la possibilità di acquistare, nonostante si prospetti una posposizione di 12 mesi e la possibilità di affrontare con più calma la sfida, caffè certificati EUDR ed importarli.

Ci sono invece altri che non si sono posti il problema e possono scegliere di non fare entrare i loro prodotti nell’UE. Questo significa che sarà difficile reperire tutti i caffè che fanno parte attualmente della loro offerta.

Ricordiamo che la maggiorparte di noi non produce monorigine, ma miscele che possono partire da 2-3 origini e arrivare sino a nove.

Quindi dobbiamo cambiare gusto, il nostro know-how, tutto quello che abbiamo fatto fin qui? Per la filiera sarà un problema: il fatto di avere un anno in più può aiutarci e sostenere anche i paesi produttori ad adeguarsi.

Dobbiamo dotarci di un software anche dalla parte del torrefattore per accumulare dati, conservarli per 5 anni – per i controlli dobbiamo dimostrare per questo arco di tempo che il caffè introdotto sia certificato – ma un’azienda piccola o micro non ha il personale necessario per svolgere questa mansione che ha bisogno invece di una risorsa dedicata.

Per le piccole – come la mia – si deve pensare di avere oltre al software anche un addetto che se ne occupi appositamente.

Non acquistiamo solo monorigini: per tutti i caffè certificati si dovrà avere un software che permetta di creare un’altra due diligence che riguarda la miscela che poi comporranno. Infine dovremo anche inserire sul Traces europeo, quali miscele vengono spedite in Ue, quali in extra UE e quali infine restano in Italia.”

Omar Zidarich, presidente Gruppo italiano torrefattori caffè:

“Abbiamo preso in considerazione la tematica EUDR da subito, anche perchè come numero di soci il Gruppo è l’Associazione che conta più partecipanti, con 250 soci torrefattori dislocati in tutto lo Stivale.

Quindi dobbiamo avere un tono italiano e che abbraccia tutti, sia per il tema che per il fatturato: il socio per noi vale uno. Guardiamo a tutti, anche perché la possibilità di ricerca di informazione di una piccola e media attività è diversa dall’informazione e dal personale di una grande impresa.

Il mio ruolo è sempre stato quello di collaborare con la scienza. Così come abbiamo fatto con il silver skin due anni fa, dichiarando la sua trasformazione da rifiuto industriale a sottoprodotto (materia prima e seconda), abbiamo trattato con la stessa esperienza, la tematica della deforestazione e della legge.

Con Area di ricerca Science Park abbiamo valutato da un punto di vista scientifico le diverse piattaforme. Digitalizzazione significa business oggi per le start up: quando è arrivato il regolamento sono spuntate fuori tante piattaforme. Abbiamo capito che il 95% diq ueste non davano informazioni sufficienti. Ricordiamo che la pena per il torrefattore è una multa pari al 4% del fatturato del 2020.

L’altro anno abbiamo chiuso un comparto con l’utile medio del 5%: nelle tasche dei torrefattori che muovono milioni di euro, resta solo il 5% lordo. Da questo si capisce che quel 4% di sanzione potrebbe rappresentare il baratro.

Il nostro partner Area di ricerca è un ente nazionale, dello Stato e si deve pertanto fermare sul piano della ricerca, non potendo valutare dal punto di vista economico le piattaforme. Noi però dobbiamo abbracciare tutti i nostri soci: non basta svolgere la ricerca dicendo quale sia la macchina più performante, ma bisogna considerare anche quello che i torrefattori possono permettersi.

Vogliamo far sì che anche le piattaforme e le scelte, siano alla portata dell’operatore

Siamo stati i primi a creare un workshop a Milano, portando degli operatori che supportano sul piano legale, in collaborazione con le Associazioni per poter in una fase primaria, delucidare i nostri soci.

L’arte della tostatura nasce da un artigiano: tutte le nostre aziende, anche le più grandi, sono partite dall’idea di un singolo spesso in un piccolo magazzino, per rifornire un’area limitata. Oggi esportano in tutto il mondo, ma lo spirito è quello originario: non si ha il tempo di documentarsi, né le facoltà di poter accedere a informazioni complete. Per questo, servono le Associazioni.”

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