MILANO – Il presidente del Gruppo italiano torrefattori, Omar Zidarich, ha fatto sentire la forza del comparto durante il convegno “Vietnam – Italy coffee industry connection forum” che si è tenuto presso la Camera – Centro Italiano per la Fotografia in Via delle Rosine 18 a Torino. Un palcoscenico che ha visto alternarsi diversi interlocutori italiani e vietnamiti, con diverse panoramiche dedicate all’andamento di mercato nei due Paesi di riferimento.
Alcuni dati salienti: il 35% del caffè vietnamita che è in mano alle aziende, è certificato come sostenibile (che non significa necessariamente essere idoneo rispetto alla regolamentazione EUDR, ma sicuramente che c’è una maggiore attenzione al tema).
L’Italia è il maggiore importatore di caffè vietnamita e il primo cliente è Lavazza.
Omar Zidarich ha portato avanti un messaggio importante di cooperazione, per evitare la nascita di speculazioni. E poi ha condiviso una provocazione per i produttori vietnamiti: “Siete d’accordo con gli aumenti?”
La risposta è stata diretta: certo, da un lato è qualcosa di positivo perché in questo modo viene riconosciuto il loro lavoro ventennale, ed è necessario oggi conferire un maggiore valore al caffè in luoghi che altrimenti vedrebbero la sostituzione di questa materia prima con altre colture più redditizie come il durian.
Altro dato registrato: un aumento di richiesta di verde da Corea, Cina e Giappone. Che potrebbe spiegare in parte la scarsità di materia prima, dovendo rispondere ad una maggiore domanda da parte di altri mercati dove il consumo interno è in crescita.
Omar Zidarich ha voluto anche spiegare le difficoltà che questi rincari rappresentano dall’altra parte per l’Italia, in particolare concentrandosi sul problema derivato dalle rotte navali e quindi delle spese di spedizione più alte a causa della circumnavigazione dell’Africa.
E poi un altro messaggio importante: “Attenzione: abbiamo comprato meno in Italia dal Vietnam, ma non per questo non siamo ben felici di proporre il caffè a un prezzo più alto. Tuttavia è necessario considerare che dall’altra parte si stano abbassando i volumi, perché la Robusta vietnamita è destinata soprattutto per i prodotti che si trovano al supermercato, canale che ha subito più aumenti a livello percentuale (si è arrivati al 30% 40%).”
L’intervento di Omar Zidarich: un estratto
Oltre questo, il presidente del Gruppo italiano torrefattori ha avuto l’occasione di esprimere l’importanza delle associazioni di categoria in Italia e il ruolo del gruppo per il settore. Ne riportiamo una parte.
“L’Italia non è solo un Paese caffeicolo perché ha potenzialità di volumi, ma perché ha anche una rete unita di aziende, cosa che in altri Paesi non è così presente. Ci sono torrefattori importanti nei Balcani, in Turchia, in Albania, nel Nord Europa, ma sono leader di mercato in zone in cui non c’è intesa tra gli operatori.
Il mio intervento è focalizzato sull’associazionismo, fenomeno non scontato in tutti i luoghi nel mondo e che invece rappresenta la possibilità di interloquire con un settore intero, in questo caso l’Italia, leader della trasformazione al livello mondiale.
Macchine, tecnologie, marchi italiani, franchising, gusti dei consumatori, joint venture.
I soci membri non sono soltanto i torrefattori.
Nel caso del Vietnam: sembrerebbe scontato che i Paesi produttori che sono coinvolti positivamente dagli aumenti di Borsa, ne siano tranquillizzati, ma non è così. Perché ci sono alternative di gusto per tutta la fascia equatoriale: questo causa giustamente timore rispetto al prodotto vietnamita, che da un punto di vista organolettico potrebbe essere sostituito con altre referenze meno care.”