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martedì 10 Settembre 2024
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Vincenzo Nibali presente alla mostra Faema Leica sul Giro d’Italia: “Correre, adrenalinico e il ciclista per questo ama il caffè”

Il corridore entrato nella storia: "Il ciclista ama il caffè. La mattina era la prima cosa che bevevo, volentieri con la moka, ma durante le corse come classico espresso. Durante l'allenamento il caffè, dopo due-tre ore di bici, era necessario. Che lo si beva in una baita o al bar, al mare o al lago, è una pausa."

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MILANO – In occasione dell’inaugurazione per la stampa della mostra fotografica dedicata al Giro d’Italia e promossa da Faema di Gruppo Cimbali, “Il sabato rosa del villaggio”, tra i protagonisti era presente anche il campione Vincenzo Nibali, lo squalo dello stretto, unico tra i pochi ad aver conquistato tutti e tre i Grandi Giri: due volte il Giro d’Italia, una il Tour de France e Vuelta. Nibali ha dato il suo contributo per commentare questo evento che rappresenta tutta l’Italia del ciclismo.

Nibali, un Giro d’Italia attraverso le foto, lei ci si ritrova?

“Assolutamente sì, perché raccontano il Giro d’Italia e il suo pubblico. Anche il non tifoso si ferma a vedere passare la carovana rosa e sfilare lo sciame di corridori che attraversano le città e i paesini.

Questa mostra fotografica racconta tutto ciò che vive la gente durante questa manifestazione, come una grande festa.”

E per lei, questa mostra che rappresenta?

Nibali: “Per me è quasi un po’ nostalgico: da atleta, passando dall’altra parte, sono quello che prima osservava il pubblico e ora sono colui che guarda il plotone di corridori. Correre è un atto adrenalinico, ti pone degli obiettivi da raggiungere.

Dalla parte dello spettatore si vive con l’ansia di quando si arriva allo sprint e si fa il tifo per un corridore piuttosto che per un altro. Ma quello che c’è attorno alla gara è un’esperienza, è divertimento.

Il Giro d’Italia può passare attraverso un paese per poi ripresentarsi dopo 20-30 anni con lo stesso messaggio: non capita tutti i giorni poterlo vivere sotto casa.”

Il Cavaliere del Lavoro Maurizio Cimbali con Vincenzo Nibali

E il caffè cos’è per Vincenzo Nibali?

Il ciclista ama il caffè. La mattina era la prima cosa che bevevo, volentieri con la moka, ma durante le corse come classico espresso. Durante l’allenamento il caffè, dopo due-tre ore di bici, era necessario. Che lo si beva in una baita o al bar, al mare o al lago, è una pausa.

A casa mia ho la macchina vera e propria. C’è chi beve qualche caffè in meno chi di più, ma per me è una bevanda di casa. Era già presente durante le mie uscite in bici con mio padre, al bar c’era sempre. Assieme al racconto della fotografia: nasciamo come un laboratorio annesso ad una cineteca di fotografia.

So cosa significa lavorare in camera oscura e quali sono tutti i passaggi che oggi si sono un po’ persi. Quando si fa una fotografia vera e propria si vedono elementi come la profondità di campo, la pellicola, che raccontano una storia diversa.”

Un momento in cui si ritrova tra tutte le foto in cui si rivede particolarmente?

Nibali indica uno scatto colto dal fotografo napoletano Vincenzo Noletto: “Ce n’è una che ho visto in particolare, fatta quando mi trovavo a fine tappa, infreddolito e con il solo desiderio di andare a farmi una doccia calda. Erano le condizioni climatiche peggiori che si possano trovare in alta montagna durante il Giro d’Italia.

La zona era quella di Livigno, quando si era verificata una bufera mattutina: la partenza era stata addirittura rimandata. Purtroppo ci sono anche questi momenti, che però esistono e raccontano un frangente difficile. Quella mattina in molti hanno bevuto più di qualche caffè per darsi una sveglia nella partenza e trovare la grinta di affrontare una giornata anche così.”

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