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mercoledì 11 Settembre 2024
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Il consumo di caffè è inversamente correlato con il rischio della sindrome metabolica: lo studio

Gli effetti del consumo di caffè e tè su questa sindrome sono tuttora incerti. Gli autori di questo studio trasversale (non prospettico), per migliorare le conoscenze al proposito, hanno studiato 14.504 soggetti americani, reclutati dal National Health and Nutrition Examination (NHANES) Survey 2003-2018, tra i quali hanno rilevato i livelli di consumo di caffè, caffè decaffeinato e tè, correlando poi questi parametri alla presenza e alla gravità della sindrome metabolica, valutata utilizzando il MetS-z score, basato sui parametri di rischio precedentemente elencati

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La sindrome metabolica è caratterizzata dalla presenza di più condizioni, come ipertensione o glicemia alta a digiuno che portano ad un elevato rischio cardiovascolare e di diabete di tipo 2. Un nuovo studio ha evidenziato che un consumo di più di 3 tazze di caffè al giorno (p <0,001) era associato a un BMI inferiore, a livelli di trigliceridi più bassi e di HDL maggiori: ciò rende la bevanda una valida alleata per contrastare la sindrome metabolica.

Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Nutrition Fondation of Italy.

Il caffè per contrastare la sindrome metabolica

MILANO – La sindrome metabolica è caratterizzata da criteri diagnostici tuttora discussi nel mondo medico: le linee guida più importanti al proposito (quali quelle dell’OMS, dell’IDF, la Fondazione Internazionale Diabete, e del NCEP-ATPIII, National Cholesterol Education Program Adult Treatment Panel III) sono tuttora parzialmente divergenti tra loro.

In generale si ritiene che per la diagnosi di sindrome metabolica sia necessario rilevare la presenza di almeno tre di questi cinque parametri: elevati livelli di glicemia a digiuno (≥ 100 mg/dl), bassi livelli di colesterolo HDL (< 40 mg/dl per gli uomini; < 50 mg/dl per le donne), alti livelli di trigliceridi (≥ 150 mg/dl), circonferenza della vita elevata (≥ 102 cm per gli uomini; ≥ 88 cm per le donne) e ipertensione arteriosa (pressione arteriosa ≥ 130/85 mmHg).

Gli effetti del consumo di caffè e tè su questa sindrome sono tuttora incerti. Gli autori di questo studio trasversale (non prospettico), per migliorare le conoscenze al proposito, hanno studiato 14.504 soggetti americani, reclutati dal National Health and Nutrition Examination (NHANES) Survey 2003-2018, tra i quali hanno rilevato i livelli di consumo di caffè, caffè decaffeinato e tè, correlando poi questi parametri alla presenza e alla gravità della sindrome metabolica, valutata utilizzando il MetS-z score, basato sui parametri di rischio precedentemente elencati.

I risultati hanno evidenziato che i soggetti che consumavano più di 3 tazze di caffè al giorno avevano un minor MetS-z score rispetto ai soggetti che non ne consumavano affatto, o che consumano caffè decaffeinato o tè.

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