MILANO – Giornata di ribassi per i mercati del caffè: ieri, giovedì 18 luglio, New York ha perso quasi l’1% chiudendo a 240,90 centesimi; Londra il 2% terminando a 4.479 dollari, minimo degli ultimi 10 giorni. A incidere sul sentiment è stato soprattutto il rivalutarsi del dollaro nei confronti del real brasiliano, ai minimi delle ultime due settimane sul biglietto verde.
Vogliamo approfittare di una settimana più riflessiva, dopo i fuochi di artificio di quella trascorsa, per fare una piccola digressione storica sull’andamento della produzione mondiale, sui prezzi e sul ruolo di alcuni paesi chiave.
Partiamo dai primissimi anni novanta: il sistema delle quote era stato definitivamente abbandonato nel 1989 e l’avvento dell’era del libero mercato rivoluzionò il commercio mondiale del caffè.
Nell’annata caffearia 1990/91, la produzione fu, secondo l’Ico, di 93,23 milioni di sacchi.
Come è facile immaginare, la geografia dei mercati del caffè era piuttosto diversa rispetto a quella attuale
Naturalmente, il Brasile dominava la scena, con un raccolto che raggiunse quell’anno i 27,286 milioni: poco più del 29% della produzione mondiale.
Contenuto riservato agli abbonati.
Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.