Dalla sua Cremeria Capolinea a Reggio Emilia, il gelataio Simone De Feo spiega perché è difficile usare gli spirits in gelateria, ma anche che cos’hanno in comune i distillati e il dolce estivo più amato d’Italia. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Eugenia Torelli per il portale d’informazione Linkiesta.
Il rapporto tra gelato e alcol
REGGIO EMILIA – Estate, tempo di gelati, e da un po’ di anni il lato freddo della pasticceria ha saputo evolversi e innovare moltissimo, sia dal punto di vista tecnologico che ingredientistico. C’è chi ha cercato di scardinare i cliché di una produzione energivora, utilizzando corrente domestica e riducendo il consumo di acqua, e chi ha reso il gelato più inclusivo verso intolleranze a glutine e lattosio o verso diete a base vegetale, ma c’è anche chi è andato oltre, facendo leva sugli studi di biomedicina e alimentazione per creare gelati funzionali (lo fa un italiano a Cádiz).
Questi sono soltanto alcuni esempi all’interno di un settore che oggi è in grado di offrire vere e proprie esperienze gastronomiche in cono e coppetta.
Con la fisica però non si scherza e c’è un ingrediente che resta naturalmente difficile da impiegare, l’alcol.