VICO EQUENSE (Napoli) – Il cavaliere Massimo Renda, presidente e fondatore di Caffè Borbone, ha ricevuto il Premio scientifico internazionale Capo d’Orlando per la categoria Scienza e industria (ne abbiamo parlato qui). Per l’occasione, Renda ha raccontato la storia dietro le origini di Caffè Borbone, divenuto tra i leader mondiali del caffè monodose a partire una piccola torrefazione di famiglia, di come nasce l’idea della cialda compostabile, delle scelte di politica industriale rispettose dell’ambiente e dei progetti italiani e internazionali a favore del sociale.
Leggiamo di seguito la trascrizione dell’intervista riportata sul canale YouTube di Claudia Esposito.
Massimo Renda sull’importanza della sostenibilità per Caffè Borbone
Massimo Renda: “Sono stato definito un enfant terrible quando lavoravo nell’azienda di famiglia e cercavo di spingerla nel mondo delle macchinette del caffè da ufficio. All’epoca avevo uno zio che continuava a remarmi contro. In seguito ho deciso di mettermi in proprio e provare fare questo lancio. Da lì l’azienda ha preso piede e oggi Caffè Borbone è uno dei principali produttori mondiali di caffè monodose”.
Caffè Borbone produce ogni anno 2 miliardi e 600 milioni di unità tra cialde e capsule sempre con un occhio all’ambiente. L’azienda ha avuto l’idea della cialda compostabile riciclabile nell’organico che in seguito ha liberalizzato a livello di brevetto.
Renda: “Come presidente dell’azienda cerco di curare e tenere motivata la ricerca allo sviluppo e la messa a punto dei prodotti. Il brand ha sempre sentito l’esigenza di diminuire al massimo l’impatto ambientale del consumo del caffè. Oltre al consumo sempre più alto del caffè monodose, si registra un utilizzo sempre più grande dell’imballaggio che accompagna inevitabilmente il prodotto.
Abbiamo ragionato su come trovare una soluzione a questa problematica. Per prima cosa abbiamo messo a punto la carta filtro che avvolge la pasticca di caffè che precedentemente non era compostabile. L’abbiamo resa tale attraverso una ricerca e sviluppo molto lunga intrapresa con il nostro fornitore. Una volta ultimato il prodotto abbiam deciso di liberalizzarlo perché rappresentava un grande vantaggio per il pianeta e non solo commerciale”.
Renda aggiunge: “In seguito ci siamo concentrati su come confezionare il caffè, uno degli alimenti più difficile da conservare. La nostra idea era rinunciare alla plastica e utilizzare la carta per il confezionamento della miscela: un progetto ambizioso che alla fine siamo riusciti ad ottenere. Di quei oltre 2 miliardi di cialde prodotte ogni anno, la maggior parte ha un impatto ambientale bassissimo poiché la cialda compostabile va nell’umido e la bustina esterna va nella carta riciclabile. La materia prima perciò si recupera e non si deve produrla da zero. Inoltre siamo molto attenti ai termini ambientali”.
Noi sentiamo il dovere di preservare, per quanto possibile, il nostro pianeta. Ognuno di noi deve contribuire nel donare alle future generazioni un futuro. Grazie alle nostre fonte di energia rinnovabili, come i pannelli fotovoltaici, contribuiamo alla sostenibilità. Questo costa un po’ di più ma abbiamo il dovere di farlo. Non si tratta di una leva commerciale ma di un dovere morale”
Ma Caffè Borbone non si limita all’aspetto sostenibile ma anche a quello sociale: “Ci sono Paesi avanzati dove i contadini sono evoluti con sistemi di ultima generazione, il Brasile in primis. Tuttavia, ci sono anche Paesi che, pur producendo ottimo caffè, sono molto indietro. Caffè Borbone è andata in Uganda e, insieme al nostro partner, il trader grazie al quale prendiamo caffè da questo Paese, abbiamo organizzato un progetto di acculturamento e istruzione sul lavoro. Questo meccanismo messo in atto sta dando i sui frutti e abbiamo notato grandi miglioramenti. Abbiamo anche una grande sensibilità per i nostri territori cercando di stimolare lo studio in zone in cui il percorso scolastico è più difficile”.
Renda conclude: “In questo riguardo sono particolarmente fiero dell’iniziativa il Caffè del birbantello. Siamo andati in una scuola elementare e media di un quartiere di Napoli. Abbiamo portato alcune scatole del nostro caffè con solo il marchio presente e abbiamo chiesto ai ragazzi di fare un disegno. Le tre proposte più belle sarebbero diventate delle scatole per davvero. Sono arrivate delle proposte meravigliose. I ragazzi che hanno vinto la competizione hanno ricevuto borse di studio subordinate al fatto che portassero a termine gli studi. Il progetto ha funzionato e il progetto ha cominciato ad essere declinato in tutta l’Italia. Ogni anno selezioniamo cinque città, perciò cinque istituti scolastici, in cui riproponiamo l’iniziativa”.