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Andrea Illy: “La produzione del caffè in crisi per la pioggia in Brasile e la siccità in Vietnam: il costo aumentarà”

La stima è che nel 2050 le zone di coltivazione del caffè potrebbero essere la metà di quelle attuali con conseguenze sulla produzione, la disponibilità e i prezzi. Dall'epidemia Covid al rialzo dei prezzi, il settore affronta ancora un periodo complesso. E' stato un anno nero nella produzione, si contano i danni nei due principali Paesi esportatori

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Dalla crisi climatica a quella del Mar Rosso, il mercato del caffè sta attraversando una fase particolarmente delicata. Andrea Illy, presidente di illycaffè e co-chair di Regenerative society foundation, fa il punto della situazione su una filiera che è sempre più in difficoltà. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Luca Andreazza per I Dolomiti.

Le sfide nel mercato del caffè secondo Andrea Illy

TRENTO – Una tempesta perfetta. La crisi climatica e quella del Mar Rosso hanno duramente colpito il mercato del caffè che affronta i problemi legati alla scarsità della produzione e ai trasporti più lunghi (e con il conseguente aumento dei costi). A preoccupare poi l’applicazione della legge contro la deforestazione approvata a Bruxelles. Sono tante le ombre che si allungano sul settore mentre all’orizzonte si affaccia la frontiera dei prodotti in laboratorio.

Il caffè è tra le bevande più consumate in tutto il mondo ma è anche una pianta delicatissima, coltivata in determinate condizioni ambientali in America Latina, Asia e Africa. Una coltura particolarmente a rischio in epoca di crisi climatica.

La stima è che nel 2050 le zone di coltivazione del caffè potrebbero essere la metà di quelle attuali con conseguenze sulla produzione, la disponibilità e i prezzi. Dall’epidemia Covid al rialzo dei prezzi, il settore affronta ancora un periodo complesso. E’ stato un anno nero nella produzione, si contano i danni nei due principali Paesi esportatori.

“Si è verificata la combinazione di due eventi estremi: in Brasile c’è stato El Niño con piogge particolarmente intense, mentre in Vietnam la siccità”, queste le parole a il Dolomiti di Andrea Illy, presidente di illycaffè e co-chair di Regenerative society foundation. “Quest’anno la produzione è stata particolarmente bassa. C’è poi il problema legato al Canale di Suez con i tempi e i costi del trasporto che si sono notevolmente alzati. Non è un periodo particolarmente semplice per la filiera”. E per questo “i prezzi potrebbero aumentare perché la marginalità è in partenza particolarmente ridotta”.

E in questo contesto di forte difficoltà si contesta la norma europea, approvata a Bruxelles, sulla deforestazione. In sintesi si vuole contrastare il disboscamento e il degrado forestale imputabili all’Unione europea per far spazio alle produzioni agricole. Una legge che però lascia perplesso l’imprenditore, che da sempre punta sulla sostenibilità e che guida l’unica azienda italiana tra le più etiche al mondo con l’inserimento nell’elenco World’s Most Ethical Companies.

“L’obiettivo della norma è nobile e punta anche a tutelare la biodiversità“, prosegue Illy nelle scorse ore a Trento per il Festival dell’Economia. “Ci sono però dei problemi enormi nell’esecuzione di questa norma che rischia di generare una crisi umanitaria. Il caffè è stato inserito in modo automatico ma ormai sono decenni che non si deforesta più per far spazio alle piantagioni. Il nodo maggiore è che gli esportatori devono assicurare sostanzialmente la tracciabilità di ogni singolo chicco”.

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