In provincia di Massa-Carrara tra il 2019 e il 2023 sono stati sigillati 69 bar, cioè ha chiuso il 9,1 per cento dei locali tra quelli apuani e quelli lunigianesi su un totale complessivo di 689 imprese. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Giovanna Mezzana per il quotidiano Il Tirreno.
La chiusura dei bar a Massa-Carrara
MASSA-CARRARA – C’era una volta il bar, luogo di ritrovo per eccellenza dove sorseggiare una tazzina di Espresso o sbocconcellare un panino: negli anni’80, se ti alzavi all’alba e ti rimboccavi le maniche, compravi una buona miscela di caffé e avevi (anche solo) un pizzico di propensione all’ascolto degli avventori, l’incasso era assicurato e il fallimento dell’impresa un’ipotesi più unica che rara.
Da allora è cambiato il mondo: e anche sui i bar hanno cominciato a soffiare i venti di crisi. In provincia di Massa-Carrara tra il 2019 e il 2023 la polvere si è depositata su 69 banconi, cioè ha chiuso il 9,1 per cento dei bar tra quelli apuani e quelli lunigianesi su un totale complessivo di 689 imprese che svolgono questa specifica attività: è il dato contenuto nel Rapporto Economia curato dall’Istituto di Studi e Ricerche della Camera di Commercio Toscana nord-ovest.
Si tratta di un fenomeno nazionale, tant’è che un’indagine di Fipe-Confcommercio stima che dal 2019 al 2023 il Belpaese ha perso 20mila di questi storici ritrovi che affondano le radici nell’italianità più pop.
Dalla costa alla Lunigiana, a chiunque verrà alla mente il nome di un bar che ha spento la macchina del caffé. A Massa, per esempio, il Bar del Teatro di via Bastione che aveva chiuso, poi riaperto e da qualche tempo ha di nuovo serrato o il mitico Arpagaus (che era anche pasticceria.
A Carrara il Caffé I Girasoli di via Aronte, a due passi dalle Poste; a Marina di Carrara il Gracy bar. E sono esempi.
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