I cosiddetti nasi elettronici diventano più sopraffini e in un certo senso umani grazie all’arrivo dei bionsensori che utilizzano una proteina. Quella che permette all’uomo di cogliere anche le differenze più sottili fra gli odori.
A spiegarlo è uno studio coordinato da Krishna Persaud dell’Università di Manchester, in collaborazione con quella di Bari, e pubblicato sulla rivista Nature Communications.
Ogni odore ha una sua specifica composizione che i nostri nasi sono in grado di identificare. In questo caso, usando una combinazione di proteine agganciate a dei transistor, i ricercatori per la prima volta sono riusciti a sviluppare delle macchine in grado di diversificare gli odori che sono l’immagine a specchio l’uno dell’altro, noti come molecole chirali.
Ma se il naso umano è in grado di distinguere tra alcune di queste molecole, i nasi elettronici finora non ci erano mai riusciti.
In questo caso il traguardo è stato raggiunto creando un biosensore che utilizza una sostanza odorosa che si lega alle proteine presenti nel muco del nostro naso, che ci consentono di riconoscere e decifrare gli odori.
I ricercatori hanno trovato il modo per produrre queste proteine in quantità tali da poterle usare nei biosensori. Il merito è di un metodo sviluppato per cambiare il modo in cui le proteine reagiscono così da riconoscere i diversi tipi di elementi chimici.
Un sistema molto sensibile che può essere usato per creare biosensori così accurati da dire se il cibo è andato a male o quanto inquinamento c’è nell’atmosfera.