di Felice Paduano*
PADOVA – Il prezzo della tazzina di caffè sale a 1.20 euro. I primi due locali pubblici ad aver aumentato di 10 centesimi il prezzo al banco sono il Cavour, gestito, nella piazza omonima, da Arman Tiouri e Biasetto, a Pontecorvo. Il caffè però continua a costare 1.10 o 1 euro nella stragrande maggioranza dei bar.
Alcuni esempi: al Milk di via Cesare Battisti, da Graziati ed alle Antille 1.10, mentre sia al Pedrocchi che al Margherita ad 1 euro tondo. Nessuna variazione anche nei locali situati nei quartieri. Al TuttoGelati, gestito da Ermes Pavan, in via Tiziano Aspetti, 1.10 ed alla Pasticceria Arcella, guidata da Loris Ghiraldo, il prezzo resta sempre 1 euro.
La scelta del Cavour (il cui titolare paga ben 29.000 euro all’anno solo per il plateatico) e di Biasetto viene addirittura elogiata dal direttore dell’Appe (Associazione Pubblici Esercizi, che conta 1500 associati su 2600 esercizi): «Era ora» sottolinea Filippo Segato. «Il prezzo era, più o meno, lo stesso dal 2007 ad oggi. Ancora oggi ci sono locali che continuano a vendere il caffè in perdita solo per non perdere altra clientela alla luce del crollo di consumi che, ormai, dura da troppi anni. Nel frattempo le spese generali di gestione dei baristi e dei ristoratori sono arrivati alle stelle. La materia prima, in pochi anni, è cresciuta del 6%; il personale costa il 10% in più; gli affitti dei locali, solo in riferimento ai dati Istat, sono aumentati del 15%. Per non parlare, poi, dei soldi che i gestori devono spendere in più per le bollette dei servizi (luce, aqua, gas e rifiuti), che, in molti Comuni, sono cresciuti anche del 100%. D’altronde da sempre il prezzo della tazzina è costato come quello del biglietto urbano del tram o del bus, in città salito a 1.30 già due anni fa e come quello del mattino che costa 1.20 già da quattro anni».
Ed il commento del direttore dell’Appe non termina con il solo giudizio sul nuovo prezzo della tazzina. «A questo punto mi auguro che i baristi padovani decidano di aumentare compatti non solo il prezzo del caffè, ma anche quelli della brioche, dell’aperitivo e delle bibite in genere visto che i costi generali di gestione dei locali incidono, pesantemente, su tutti i prodotti in vendita. Naturalmente ogni esercente resta libero di far pagare il proprio caffè e gli altri prodotti somministrati al banco come più gli aggrada. Come già deciso dall’Antitrust nel 2007, sono ormai sette anni che l’Appe non può e non deve far stampare un listino unico generale per la categoria, a cui facevano riferimento i singoli gestori. Quindi il mio resta solo un consiglio, seppure accorato e profondamente motivato. Pertanto ribadisco che il Cavour e Biasetto non hanno fatto bene, ma benissimo a portare il prezzo della tazzina a 1.20 ed invito tutti quei gestori, che per furtuna sono pochi, che a tutt’oggi vendono il caffè a 0.90, se non addirittura a 0.80, ad aumentarlo, per il bene della categoria, di 10 centesimi perchè tale prezzo è anti-economico”.