TORINO – Lavazza, attraverso una dichiarazione del suo amministratore delegato Antonio Baravalle, esprime tutta la sua preoccupazione per l’aumento dei costi e dei transit time per i trasporti marittimi dal Vietnam a causa delle continue tensioni nel Mar Rosso. Nello specifico, Antonio Baravalle, ha dichiarato che esiste una possibilità di una recessione per il continente europeo e mentre i porti del Mediterraneo potrebbero essere tagliati in favore di quelli del Nord Europa.
Le ripercussioni per Lavazza
Come riportato dal sito specializzato Shipping Italy, Baravalle ha spiegato di temere un aumento dell’inflazione considerando che “un container dal Vietnam, principale produttore di caffè insieme al Brasile, impiega fino a 20 giorni in più e il costo è schizzato da 1300 a 4000 dollari”.
Lavazza compra caffè per circa un miliardo di euro l’anno con un fatturato di 3 miliardi.
“Per noi un centesimo di variazione della materia prima significa 10 milioni di costo aggiuntivo” conclude Baravalle sempre su Shipping Italy.
Sullo stesso argomento è apparso un articolo anche sul sito Trieste Prima dove si osserva che da due settimane nel Porto giuliano non arrivano container.
Zeno D’Agostino, il presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale, come riportato da Trieste Prima, rivela all’agenzia Dire: “Operatori già adeguati, timori per decisioni clienti Trieste”. Il presidente dell’Autorità Portuale parla di rischi per i vantaggi del porto di Trieste dopo gli attacchi della milizia yemenita: “noi continuiamo con la nostra strategia, investendo sull’agricoltura verticale, sull’idrogeno, sui cavi sottomarini e traffico dati”.
“Intanto – spiega il presidente – è arrivata la nave che è riuscita a sfuggire all’attacco degli Houti, e tra qualche giorno ci aspettiamo che arrivi la prima nave che ha fatto il periplo dell’Africa”, e precisa che “da adesso in poi è chiaro che l’armatore, con un tragitto più lungo due settimane, dovrà mettere più navi per mantenere la frequenza. E quindi ogni settimana torneremo a vedere una nave, come quando si passava per Suez”.
Aumentano i costi e i noli delle navi
Con due navi in più la frequenza è mantenuta, aggiunge, è chiaro però che i costi aumentano. “Adesso bisogna vedere il mercato cosa ne penserà, dall’altra parte i noli sono cresciuti- evidenzia il presidente-. E’ vero che eravamo tornati a noli bassissimi, ai livelli del periodo pre-Covid. Però adesso siamo a 3-4 volte tanto, e ogni giorno c’è un adeguamento”.
I noli delle navi sono cresciuti però sia per le navi che fanno il periplo dell’Africa, spiega D’Agostino, sia per quelle che ancora attraversano il canale di Suez, a causa dei costi delle assicurazioni.
Tra queste sembra vi siano le petroliere che, per un tacito accordo probabilmente tra Iran e paesi arabi, sarebbero risparmiate dagli attacchi della milizia yemenita: il terminal petrolifero Siot mantiene Trieste al primo posto nazionale per merce complessiva movimentata.
Risparmiate anche le navi cargo di alcune compagnie, osserva il presidente, che hanno comunicato pubblicamente o non pubblicamente che non fanno servizio su Israele.