MILANO – L’arte che è espressione di una città, di un sentire comune, di un rito italiano e partenopeo: tutto questo emerge nella scultura di Lello Esposito, che dopo anni di lavoro attorno ai simboli della sua Napoli, ha voluto omaggiare la tazzulella e l’azienda che più l’ha rappresentata nel tempo, Kimbo. Ed è proprio la K che fa da cornice alle tante icone che animano il posto dell’anima per l’artista.
Esposito, partiamo dall’inizio: la sua arte non è la prima volta che si lega all’azienda napoletana Kimbo
Qual è stata la vostra storia che è arrivata sino a oggi?
“Il rapporto che mi lega con Kimbo si regge sulla stessa visione identitaria e su un’amicizia di oltre vent’anni, quando già parlavo di tradizione e di segni: la compatibilità con il caffè era inevitabile.
Ho restituito alla città ciò che mi ha donato attraverso diversi eventi seguendo il file rouge della bellezza insita nel caffè insieme a Kimbo. Il 2000 è stata una data importante di questo percorso: lavoravo già da anni sulle figure simboliche e realizzavo sculture di due metri in alluminio e in quella occasione abbiamo presentato degli amuleti.
Questo è stato l’inizio di qualcosa di duraturo.
Le mie opere sono da sempre legate al concetto di identità, intesa come forza nella storia, nelle radici e in quello di metamorfosi, cioè nella trasformazione della tradizione. L’immobilismo dei disegni e dei simboli come Pulcinella, il vulcano, San Gennaro, oggi sono quasi simboli universali. “
Esposito: “Il mondo oggi sta venendo a Napoli”
“Quando ho visto la nuova campagna pubblicitaria di Kimbo e ho letto il claim “il caffè di Napoli”, mi ha riempito di felicità, perché per me è stata una conferma e un piacere vedere questo ritorno alle origini.
Così ho voluto omaggiare l’azienda proprio riprendendo la lettera K che rende riconoscibile il brand, inserendovi all’interno i miei 12-13 simboli con cui ho raccontato Napoli in tutti questi anni, che prima erano immobili e che oggi sono dinamici proprio come l’immagine della città.
Ho inserito tutti gli elementi della tradizione popolare, i napoletani, la famiglia, il caffè, la trattoria, la pizza, la mozzarella, quelle che sono le fondamenta della nostra identità partenopea.
Ho raffigurato la forza economica della tradizione: Kimbo è tra le grandi industrie italiane del caffè ma per me è la prima al mondo, perché è testimone della storia incredibile che è patrimonio del mondo. Da 20 anni frequento gli Stati Uniti e l’espresso napoletano è diventato un simbolo anche lì.
Questa scultura quindi non vuole altro che esprimere tutto questo, nell’insieme degli ingredienti che completano la tradizione, il gusto napoletano, che è antico ma allo stesso tempo contemporaneo.
Da Napoli abbiamo comunicato al mondo questa eccellenza.
Ho avuto l’occasione recentemente di visitare le sale in cui si fa il cupping, andando nella sede di Kimbo e ne sono rimasto affascinato: sembravano dei sommelier del caffè. E di fronte a questa immagine ho avuto la conferma che dietro a questa bevanda esista un mondo incredibile che come artista non potevo non raccontare attraverso la mia opera.
Ho toccato con mano quanto Kimbo sia essenziale per lo sviluppo della nostra storia e della famiglia.
Sono nato e cresciuto nel centro storico di Napoli e tra i vicoli, la famiglia Rubino, fondatori e proprietari di Kimbo, era al centro di quelle realtà. L’essenzialità della loro narrazione è diventata l’azienda straordinaria che è oggi.”
Come ha realizzato la scultura?
“Ci ho messo un po’ di tempo, fondendo i miei segni in qualcosa di nuovo, usando una caffettiera e un chicco, o delle scritte che avevo realizzato per Kimbo 15 anni fa.
Creata la K, l’ho riempita di questi elementi, ma è ancora aperta a delle aggiunte. Ho voluto donare questa opera a Kimbo e ne sono diventato ambasciatore in tutto il mondo. Mi sono state addirittura consegnate le chiavi dell’azienda stessa, con mia grande sorpresa.”
Una curiosità: questo è il simbolo del caffè napoletano, ma nella scultura vediamo una moka. Perché non la cuccuma?
“In effetti avrei potuto mettere tranquillamente la cuccuma, ma ho scelto la moka in particolare perché mi piacevano le forme, le sagome.
Ma questa è solo una prima scultura che può essere ricomposta. È stato un lavoro sentito, partorito di getto che ha rafforzato i rapporti già esistenti con Kimbo: l’arte consolida lo stare assieme in un progetto che ci ispira a trovare nuove strade nel culto e nel rito del caffè, che dà energia al motore della tradizione, di Napoli e poi di tutta Italia.”